Il Tai chi chuan nella riabilitazione dei malati di Parkinson
Secondo recenti studi il Tai chi chuan sarebbe un ottimo aiuto per la riabilitazione dei malati di Parkinson. Nata in Oriente, è una delle più antiche pratiche marziali, grazie alle sue caratteristiche peculiari, e può essere trasformata efficacemente in ginnastica riabilitativa alla portata di tutti, anche per chi soffre di particolari patologie.
Che cos’è il Tai chi chuan
Il Tàijìquàn, più noto con il nome di Tai chi chuan, è una delle dottrine di arti marziali orientali che uniscono meditazione ed esercizio fisico.
Nonostante non sia certa la data della sua nascita, questa disciplina ha una tradizione antichissima. Secondo alcuni, già durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) ci sarebbero stati in Cina diverse scuole di arti marziali che comprendevano esercizi assimilabili a quelli del Tai chi chuan, mentre altre ipotesi fanno riferimento alla dinastia Yuan, o ancora alla dinastia Ming. Documenti storici, poi, risalenti all’inizio del XIX secolo, legherebbero quest’arte marziale alla famiglia Chen, che viveva in un villaggio della provincia di Honnan, i cui membri sarebbero stati gli unici ai quali poteva essere insegnato il Tai chi chuan.
Per quanto riguarda il nome, Tai chi significa “suprema unità”, mentre chuan significa “lotta”. Il suo significato letterale sarebbe dunque “suprema arte del combattimento”. Le due parole combinate insieme danno rilievo alla finalità stessa della disciplina: se ai suoi albori si trattava di un combattimento a scopo di offesa, in seguito si è evoluto in un rituale di gesti che mirano al suo opposto.
Riconducibile al valore assoluto di ricerca dell’equilibrio delle due potenze yin e yang di cui l’uomo è sintesi, si pone come chiave armonica per raggiungerlo. A tale scopo è orientato ogni singolo movimento della sua espressione, ogni atteggiamento fisico e mentale, con il risultato finale di un benessere totale.
Le caratteristiche del Tai chi
Il Tai chi chuan è una vera e propria mescolanza di varie discipline. Si combinano movimenti del Daoyin a filosofie dell’Yijing, tecniche respiratorie del Tuna a credenze Jingluo in un’unica dottrina. Gli allenamenti a base di Tai chi chuan danno attenzione a molti aspetti importanti, come per esempio:
- evitare ferimenti durante gli esercizi;
- conciliazione dei movimenti fluidi del corpo con l’energia racchiusa nei vari meridiani;
- miglioramento della respirazione stabilizzando l’equilibrio.
A chi è utile il Tai chi chuan
Come pratica volta al benessere psicofisico, il Tai chi chuan è consigliato a ogni fascia d’età. E se su un individuo in buona forma fisica può consolidare il suo stato di salute, può apportare importanti benefici anche a chi soffre di diverse patologie.
Studi medici hanno appurato che una pratica costante degli insegnamenti del Tai chi chuan ha buoni effetti per gli individui colpiti da patologie importanti come gli ictus, artrite reumatoide e il Parkinson.
Trattandosi di una ginnastica dolce, è in grado di restituire ai soggetti il recupero generale del proprio corpo o di attenuarne gli effetti degenerativi. I continui movimenti lenti e fluidi vanno ad aiutare sia l’elasticità muscolare che quella polmonare, migliorando postura e articolazioni in un’unica visione fisica energetica.
Perché è ideale per la riabilitazione dei malati di Parkinson
I malati di Parkinson sono affetti da un deficit che coinvolge l’aspetto neurologico e rientra nel gruppo dei disordini del movimento. Si tratta di una malattia neurodegenerativa con crescita graduale lenta che destabilizza il controllo sia del movimento che dell’equilibrio fisico.
In quest’ottica il Tai chi chuan può essere considerato uno strumento per concentrare l’attenzione sul suo ripristino. Attraverso ogni singolo gesto per ricreare le figure immaginarie viene stimolata la memoria per la loro realizzazione e un controllo del movimento. Man a mano che le figure richieste aumentano in sequenza, aumenta anche la concentrazione con un incremento attivo della fluidità motoria. Un miglioramento che porta benefici umorali, una diminuzione di cadute, una stabilità posturale nell’ottica di una terapia riabilitativa di motricità globale.
Proprio i fondamenti su cui si basa il Tai chi chuan sono perfettamente in linea con le tecniche di riabilitazione motoria utilizzate nelle terapie tradizionali per i malati di Parkinson, in particolare:
- Richiede la ricerca dell’equilibrio, sia da un punto di vista fisico, sia mentale;
- Necessita di concentrazione mentale sui movimenti necessari per realizzare le posture;
- La difficoltà delle posture da realizzare, in modo lento e armonico, aumenta progressivamente.
I benefici del Tai chi chuan per i malati di Parkinson
- Contribuisce affinché il fisico possa riprendere il controllo posturale. Questa disciplina non sostituisce certo i farmaci, ma si integra alle terapie tradizionali durante la riabilitazione, in modo da aiutare a frenare i sintomi e a restituire sicurezza.
- Con gli esercizi volti a migliorare l’equilibrio, inoltre, il Tai chi chuan abbassa la probabilità di cadute e il rischio conseguente di fratture. Rallentare il progresso della malattia può essere molto importante per i soggetti che per colpa del Parkinson hanno perso il controllo di parte del corpo e fiducia in sé stessi.
- A differenza dei semplici esercizi di stretching, il Tai chi chuan migliora il tono muscolare e riossigena i tessuti. Così, ponendo molta attenzione al controllo di ogni singolo movimento, la mente sarà impegnata a riprendere la supervisione del corpo. Con il rilassamento che questa tecnica regala sarà più facile raggiungere la lucidità mentale utile a mantenere un costante equilibrio e una maggiore soddisfazione personale.
- Non è poi secondario il fatto che una pratica costante può essere utile per giovare all’umore.
Come tutte le terapie basate sull’esercizio questo deve essere svolto con continuità dal paziente e seguito da professionisti attenti per essere costantemente monitorato.