SLA: perché è definita la malattia degli sportivi
La SLA è una malattia neurodegenerativa, il cui acronimo sta per Sclerosi Laterale Amiotrofica. È una malattia terribile, che è divenuta molto nota quando hanno cominciato ad ammalarsi personaggi noti del mondo dello sport.
Il primo che ha fatto salire l’attenzione in merito alla SLA è stato il campione americano di Baseball Lou Gehrig. Infatti, la Sclerosi Laterale Amiotrofica è conosciuta anche il nome di morbo di Lou Gehrig. In Italia i casi che hanno cominciato a far parlare molto di questa malattia sono stati Gianluca Signorini, Stefano Borgonovo e molti ex calciatori che hanno caratterizzato soprattutto gli anni 80 e 90. Si parla di 40 su 30mila ex calciatori monitorati, numeri che sono davvero preoccupanti. Un interrogativo che si sono posti gli esperti di tutto il mondo è come mai questa malattia colpisca con maggiore incidenza gli sportivi.
Cos’è la SLA
La sclerosi laterale amiotrofica abbiamo visto essere una malattia neurodegenerativa, e la sua caratteristica è quella di provocare una paralisi muscolare progressiva. Essa riflette quella che è la degenerazione dei neuroni motori che si trovano nella corteccia motoria primaria, nel tronco cerebrale, nei tratti corticospinali, e infine nel midollo spinale.
La malattia in genere si presenta ad un’età media di circa 60 anni, e in maggioranza (sebbene leggera) la SLA colpisce di più il sesso maschile. Il 70 percento dei pazienti risultano affetti da SLA nella forma spinale (in questo caso l’esordio della malattia prevede il coinvolgimento di un arto) e i sintomi che si manifestano sono debolezza muscolare e atrofia focale. I sintomi iniziali, in alcuni casi possono anche interessare l’estremità distale o quella prossimale degli arti superiori e inferiori. A mano a mano che passa il tempo, la spasticità diviene atrofia, andando quindi a compromettere sensibilmente l’abilità manuale e l’andatura.
I pazienti che contraggono una forma bulbare della SLA invece, presenteranno in maniera piuttosto frequente disartria e disfagia per solidi o liquidi. I sintomi degli arti si sviluppano generalmente allo stesso momento di quelli bulbari, e tutto questo nella quasi totalità dei casi avviene nel giro di un anno o due. Il decorso della malattia progressiva porta alla morte del soggetto. Nel caso della forma bulbare questo avverrà entro tre anni, tra tre e cinque nel caso in cui ci si trovi di fronte alla forma spinale.
La SLA: perché colpisce gli sportivi?
La domanda è piuttosto controversa, in quanto sebbene i dati mostrino una vera e propria incidenza elevata di sportivi che si ammalano di SLA (si parla di un rischio 24 volte maggiore rispetto a chi non fa sport), vi sono ancora correnti di pensiero che parlano semplicemente di casualità. Analizzando il parere degli esperti invece, non solo si può evincere che i casi di SLA nello sport sono davvero maggiori, ma sono state fatte anche diverse ipotesi sul perché gli sportivi siano più a rischio.
Il giornalista di Avvenire Massimiliano Castellani, in merito alla domanda che anche noi ci siamo posti, tempo fa ha fatto una riflessione. “La maggior parte delle morti bianche del pallone” ha scritto “affondano nel calcio del dilettantismo, ancora più torbido ed esente dai controlli del dorato mondo professionistico. È sempre stato così, e fino a quando la tanto sbandierata nuova cultura sportiva non metterà inderogabilmente al vertice della classifica dei valori la salute degli atleti, non avanzeremo di un passo”. Parole dure, ma che purtroppo centrano alla perfezione quello che è ad oggi un mondo fatto di compromessi e di ingranaggi molto complessi.
SLA e probabili cause
A finire nel mirino degli studiosi sono almeno tre elementi, che porterebbero gli sportivi ad ammalarsi più facilmente di SLA. Il primo è quello relativo allo stress ossidativo (sbilanciamento temporaneo tra la produzione di radicali liberi e il loro smaltimento) e postumi per traumi da gioco. Il secondo elemento messo all’interno delle cause possibili è il doping. Da molto tempo infatti si dà molto credito al fatto che l’uso di sostanze non regolamentari da parte degli sportivi possa avere gravi conseguenze per la salute, tra cui appunto malattie come la SLA. Un terzo elemento che da qualche tempo è stato ritenuto responsabile di problemi alla salute degli sportivi, è quello degli erbicidi-pesticidi che vengono utilizzati per trattare l’erba del campo. Si ritiene che respirare a lungo questi prodotti possa arrecare danni seri alla salute, tra cui malattie neurodegenerative come la SLA.
Conclusioni
Intorno alla SLA purtroppo, oltre ad una disinformazione ancora troppo presente, vi sono state nel tempo troppe omissioni, testimonianze mancate e situazioni di silenzio che invece forse dovevano essere la voce di un problema fin troppo serio. Ad ogni modo, oggi il problema è cominciato ad essere così preoccupante, da arrivare a ipotizzare che un legame tra sportivi e malattia vi possa essere. A tal proposito in Italia c’è chi sta facendo una sua crociata, ovvero Raffaele Guariniello, procuratore della Repubblica di Torino che sta continuando le indagini su quella che fino a questo momento è la supposizione di una correlazione tra calcio e frequenza superiore alla media di casi di SLA.