Sami Khedira, storia di un figlio di migrante
La storia di Sami Khedira è l’esempio di come, in un contesto difficile come l’immigrazione, ci siano situazioni che toccando il cuore delle persone, ci dimostrano che esiste anche una positiva speranza per chi fugge dal proprio Paese in cerca una vita migliore.
L’infanzia di Khedira è stata costellata di momenti difficili durante i quali né lui né la sua famiglia hanno perso la speranza: grandi persone e grandi lavoratori con l’obiettivo di una nuova vita da conquistare ovviamente con impegno e fatica.
I primi anni di Sami Khedira
Khedira nasce in Germania a Bad Cannstatt nel 1987, il padre è tunisino e la madre tedesca. Il padre Lazhar giunge in Germania senza avere niente in mano, nessuna formazione professionale e senza conoscere nemmeno un singolo vocabolo della lingua tedesca. Una scelta che per molti può apparire azzardata e insensata, ma il coraggio di un uomo che voleva una vita migliore è stato premiato.
Dopo poco tempo dal suo arrivo in Germania s’innamorò, un amore a prima vista che lo ha folgorato, il nome della donna è Doris, oggi madre di Sami Khedira. “Nessuno al collegio ha imparato il tedesco per la strada” ha detto Sami Khedira durante un’intervista, “Quello che ha fatto mio padre ha un valore enorme, cioè venire in Europa senza avere studiato”.
Sami è anche un esempio per molti ragazzi di oggi, quelli che non si accontentano mai di quello che hanno. La sua infanzia evidenzia come nonostante le grandi difficoltà alle quali si è trovato davanti, non abbia mai perso il sorriso e si sia sempre rimboccato le maniche per migliorare la propria situazione. Una delle frasi che meglio di tutte incarna questo concetto, è quella in cui ha dichiarato che non poteva comprarsi vestiti di marca, né cose troppo costose, o mangiare fuori quando giocava a calcio fuori città. “Però sono cresciuto felice” ha detto a conclusione del discorso.
Per far capire a fondo la situazione in cui si trovava da piccolo quando giocava a calcio, racconta un aneddoto che riguardava suo padre. Lazhar, è stato il suo primo allenatore quando era nella squadra TV Oeffingen, una piccola realtà nella quale cominciò a giocare a 6 anni. Il padre, nonostante lavorasse tutto il giorno in un’impresa metallurgica, mestiere duro, ma che gli ha permesso di mandare avanti la famiglia, finito il turno non rinunciava ad allenare Sami e a dedicargli il suo tempo.
Dal Real alla Nazionale, la fantastica ascesa di Sami Khedira
Il titolo vinto con lo Stoccarda è forse uno di quelli che ricorderà più a lungo in quanto raggiunto inaspettato contro ogni pronostico. In seguito restò al Real per ben cinque stagioni. La vera fortuna fu essere il giocatore preciso che voleva Josè Mourinho, ovvero un centrocampista completo in grado di giocare al centro e aprirsi a destra. Non incarna le caratteristiche di un mediano semplice, ma di un giocatore abile nell’aprire gli spazi e dotato di un’ottima presenza fisica.
Non solo può essere quindi un giocatore da schierare in maniera tattica, ma è uno che se ben posizionato ha anche il vizio del gol, caratteristica che per un centrocampista rappresenta un notevole valore aggiunto. Fin dai primi anni di presenza nei campionati professionistici tutti gli addetti ai lavori che avevano modo di lavorare con lui, gli avevano predetto un grande futuro e una carriera stellare. Sembra che non si siano sbagliati.
Anche Low, il selezionatore della nazionale tedesca, si accorse presto delle sue grandi doti e lo fece debuttare nel 2009. Al suo attivo aveva già la vittoria nel campionato europeo under 21, dove peraltro aveva anche indossato la fascia di capitano. Il commissario tecnico non nascose il perché della sua scelta e disse che in lui vedeva del potenziale incredibile.
Uno degli aspetti interessanti di Sami è il fatto di essere una persona con la testa sulle spalle che conduce una vita tranquilla e che non si lascia andare agli eccessi a cui ci hanno abituato alcuni campioni del calcio moderno. C’è una curiosità su Khedira che riguarda una scelta importante. Infatti, prima di diventare calciatore a tutti gli effetti, aveva iniziato un corso di formazione professionale per fare il commerciante. Poi abbandonò tutto per il calcio trasferendosi con la moglie vicino Stoccarda.
Fu l’infortunio del titolare Ballack a spalancargli le porte di un posto da titolare durante il Mondiale in Sudafrica. Fu tra i nuovi volti di una delle nazionali più belle della storia tedesca.
Una scelta “folle” che è un vizio di famiglia
Lasciare il corso di formazione come commerciante per giocare a calcio, rinunciando a qualcosa di certo per un mondo dove nulla è sicuro e garantito, è una scelta che si può considerare folle. Una moglie e una famiglia che potrebbe numericamente crescere, sono situazioni che non lasciano molto spazio a scelte azzardate. Questo non ha però spaventato Sami Khedira, che credendo in sé stesso e nelle sue possibilità, ha regalato alla propria famiglia un futuro diverso. Alla fine, non poteva che essere così, avendo in famiglia l’esempio del padre: arrivato in Germania senza poter contare su nessuno se non su sé stesso, ha costruito il proprio futuro da zero.