La riabilitazione dei malati di Parkinson
Il morbo di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più invalidante, che colpisce un numero molto elevato di persone al mondo.
Tale malattia provoca una grave perdita funzionale, portando spesso le persone a perdere la propria indipendenza. Sebbene sia indispensabile un trattamento di tipo farmacologico, oggi si è scoperto che anche la terapia fisica ha una notevole importanza.
Oggi la riabilitazione per i malati di Parkinson è considerata indispensabile: utilizzando approcci tradizionali o tecnologici, la terapia fisica ha raggiunto buoni risultati nel miglioramento delle funzioni motorie e non motorie, nonché della qualità della vita dei parkinsoniani. Tuttavia, secondo gli esperti, è importante sviluppare e rafforzare l’approccio della terapia fisica in modo da poter fornire prove più concrete della sua utilità.
Come il morbo di Parkinson influisce sulla mobilità del paziente
Uno dei principali sintomi del morbo di Parkinson è rappresentata dalla rigidità muscolare che, di solito, insorge già dai primi stadi e può avere come conseguenze la riduzione della mobilità, il decremento della forza e dell’energia dei muscoli.
A ciò spesso si associano altri sintomi o conseguenze, come l’insorgenza di crampi, dolori muscolari, deficit di deambulazione, riduzione dell’equilibrio e cadute.
La rigidità muscolare rappresenta una delle cause principali del dolore: essa può colpire diversi gruppi muscolari, per esempio delle braccia, delle gambe o del collo, e nei casi più estremi può portare alla paresi. Quando fa freddo o in caso di tensione emotiva le condizioni del paziente possono peggiorare.
Che cosa si intende per riabilitazione Parkinson
La riabilitazione per i malati di morbo di Parkinson comprende tutta una serie di attività che si svolgono tramite fisioterapia, logopedia ma anche tramite altre attività quali danza, la musica, lo yoga, il pilates, etc.
A ciò si aggiungono altri interventi specialistici di tipo occupazionale e cognitivo, durante i quali gli specialisti lavorano sulla sfera mentale e produttiva del paziente.
Proprio perché la malattia interessa i centri nervosi e porta all’immobilità è molto importante che vengano predisposti degli esercizi di terapia riabilitativa che aiutino a ridurre la probabilità che il dolore possa bloccare le articolazioni e i movimenti.
Secondo le attuali linee guida europee per la riabilitazione Parkinson, la fisioterapia deve essere orientata ai seguenti obiettivi:
- promuovere e migliorare l’attività motoria;
- migliorare la qualità della vita del paziente favorendone l’autonomia;
- spingere alla partecipazione sociale.
Inoltre, i trattamenti devono essere orientati a:
- Valutare le situazioni personali di ogni soggetto in quanto anche il trattamento deve essere personalizzato. Non necessariamente nella stessa fase della malattia i pazienti presentano le stesse problematiche.
- Coinvolgere il paziente e i suoi famigliari nella strategia terapeutica, in modo da individuare gli obiettivi della riabilitazione stessa in modo condiviso, così che possano essere raggiunti più facilmente.
- Utilizzare una équipe multidisciplinare di esperti che permetta di lavorare alla riabilitazione sotto diversi punti di vista: mirando non solo, dunque, alla fisioterapia tout-court, ma integrando altre forme di riabilitazione come la logopedia e altre terapie riabilitative meno istituzionali.
Terapia occupazionale e Parkinson
Una grande importanza è rivestita dalla terapia occupazionale, ovvero un settore della riabilitazione che ha come obiettivo quello di rendere autosufficiente il paziente e migliorare la sua qualità della vita proprio attraverso delle occupazioni.
In questo modo, non solo si cerca di rendere il paziente in grado di svolgere in autonomia le attività quotidiane senza dover essere supportato da qualcuno, ma anche di migliorare il proprio benessere generale e il livello di partecipazione alla vita della comunità in cui è inserito.
Uno dei rischi connessi alla patologia, infatti, è quello di andare incontro a isolamento sociale. Proprio per questo, vengono proposte delle strategie compensative e delle attività mirate che permettano di mantenersi sempre mantenersi attivi.
Possono essere utili attività come le passeggiate, ma anche balli di gruppo o di coppia, in particolare il tango argentino viene utilizzato con questa finalità, e attività sportive come yoga o tai chi, che per alcuni sono considerate più rilassanti.
Tutto ciò può essere fondamentale per ottenere un miglioramento relativo al benessere fisico e mentale, oltre ad offrire possibilità di occupare il tempo in modo produttivo e fare nuove esperienze di apprendimento.
Il paziente, tuttavia, deve essere rassicurato in quanto potrebbe temere che queste attività possano provocare cadute, perdita dell’equilibrio e infortuni. Al contrario, se eseguite in modo corretto, queste attività possono essere funzionali per evitare conseguenze di questo tipo, in quanto possono aiutare a migliorare le condizioni fisiche generale e prevenire gli infortuni di vario genere.
È bene però che si seguano delle linee guida corrette quali:
- Porre costantemente attenzione ai movimenti che si eseguono.
- Svolgere una attività per volta, scegliendo attività semplici e lineari che non richiedano di porre l’attenzione su troppi punti, con il rischio di perdere l’equilibrio.
- Utilizzare stimoli uditivi e sensoriali per farsi guidare nell’esecuzione del movimento: si può trattare, per esempio, di filastrocche di canticchiare nella mente oppure di strumenti fisici, come bande luminose o indicazioni con scotch di carta.
- Controllare i progressi e le difficoltà e continuare le attività con un livello progressivo.