Record: come Kipchoge ha percorso la maratona in meno di due ore
La maratona è una specialità atletica antichissima: forse per questo nell’immaginario sportivo vincere una maratona è uno degli obiettivi più stimolanti da portare a termine, nonostante le difficoltà che porta con sé.
Vincere una maratona significa superare i propri limiti fisici e mentali non solo con un grandissimo allenamento ma anche con una preparazione mentale non da poco.
La competizione classica, infatti, richiede di percorrere una distanza di ben 42,195 km: un percorso che implica un enorme dispendio di energie, al di là di quello che è il naturale sforzo che un uomo può sopportare.
Eppure Eliud Kipchoge, campione keniota già detentore del record mondiale in questa disciplina, non si è accontentato di vincere questa competizione e nemmeno di essere l’uomo più veloce su questa distanza.
Il suo obiettivo era sempre stato quello di scendere sotto le due ore. Ci aveva già provato due anni fa, a Monza, ma non ci era riuscito.
Fin da allora il suo mantra è stato: “Voglio riprovarci”. E così è stato.
Il record di Kipchoge: percorrere la maratona in meno di due ore
Il 12 ottobre 2019 il cronometro si è fermato con venti secondi di anticipo e Kipchoge ha potuto finalmente alzare le braccia al cielo per quello che non è un semplice record ma l’abbattimento in un muro.
Un confine psicologico che interpreta la discesa al di sotto delle due ore come una tappa fondamentale della storia dell’atletica.
In 1h59’40’’ l’atleta ha completato l’impresa, entrando nella storia. Probabilmente dovrà passare molto tempo prima che qualcun altro riesca a scendere al di sotto di questo tempo, quasi ai limiti delle possibilità umane.
Del resto, solo nel 1908 il record mondiale in questa disciplina fu ottenuto da Johnny Hayes, il primo a scendere ufficialmente sotto le 3 ore, con un tempo di 2h55’18’’: anno dopo anno, record dopo record, in poco più di cent’anni il record di Kipchoge ha ridotto di un terzo il tempo di percorrenza.
La maratona in meno di due ore: ecco come Kipchoge c’è riuscito
L’evento del 12 ottobre 2019, organizzato in un circuito di 9,6 km all’interno del Prater di Vienna, è stato preparato con la massima cura, con tanto di prove generali durate un weekend che hanno coinvolto oltre 150 persone.
Del resto, tutta quanta la manifestazione aveva come unico obiettivo il superamento del record.
Si sapeva già come l’atleta keniota fosse a un passo dalla realizzazione del suo obiettivo: nel 2016 a Rio de Janeiro, durante i Giochi Olimpici, Kipchoge aveva corso la maratona in 2h08’44’’, ma poco dopo a Londra il suo tempo era sceso a 2h03’05’’, mentre il record mondiale – conquistato a Berlino nel 2018 – lo vedeva vicinissimo alla discesa sotto le due ore con il tempo di 2h01’05’’.
Sebbene i giochi olimpici di Tokyo del 2020 fossero vicinissimi, Kipchoge voleva provarci prima, arrivando alla competizione ufficiale con il record già abbattuto. E alla fine ce l’ha fatta.
Nella preparazione dell’evento tutto è stato studiato nei minimi particolari, affinché l’atleta si trovasse nelle migliori condizioni ambientali per poter dare il meglio di sé:
- La scelta della pista, ovvero il Prater di Vienna, oltre a ovvi motivi di sponsorizzazioni, è stata fatta in considerazione del fatto che gran parte del circuito è circondato da alberi che hanno una funzione importantissima nel proteggere dal vento;
- L’uso delle cosiddette “lepri”, un gruppo di atleti che si sono dati il cambio durante tutta la competizione per dettare l’andatura e il ritmo ideale. E non si trattava di maratoneti qualunque ma di atleti di livello eccezionale quali Selemon Barega, vicecampione del mondo in carica nei 5000 metri, Matthew Centrowitz, campione olimpico in carica dei 1.500, oltre che i fratelli Ingebrigtsen.
- Le precise e scrupolose attenzioni dedicategli da uno staff tecnico in bicicletta che non solo contribuiva a gestire il cambio delle lepri, ma controllava che il ritmo imposto venisse rispettato dall’atleta. A corredo, la presenza di una automobile dotata di un puntatore laser che proiettava sull’asfalto un raggio verde e i costanti rifornimenti dedicati.
Non solo preparazione tecnica: la forza della convinzione
Nonostante il record si sia realizzato in condizioni ambientali particolarmente favorevoli, motivo per cui non verrà registrato a livello ufficiale, il primato di Kipchoge arriva grazie alla dedizione e all’impegno di un atleta che l’ha voluto con tutte le sue forze.
Il suo manager, Valentijn Trow, ha raccontato che il segreto della forza di Kipchoge risiede proprio nella mutata convinzione personale. A un certo punto della sua carriera, anche grazie agli ottimi risultati ottenuti, l’atleta keniota ha cominciato a maturare l’idea che fosse possibile abbattere il muro delle due ore, nonostante questa fosse una barriera da tutti considerata invalicabile.
Nonostante Eliud non sia seguito da uno psicologo, come invece avviene per molti atleti in molte discipline, la sua preparazione non prescinde da un allenamento sul piano mentale.
Sempre secondo Trow, l’apporto delle lepri, tra le quali non c’erano solo atleti famosi ma anche amici e compagni di allenamento storici, ha dato una spinta emotiva fortissima al keniota. Il calore dei compagni, unito a quello del pubblico, e la sensazione di non trovarsi da solo sono stati fondamentali per l’atleta.
Una soddisfazione immensa, che lancia Kipchoge verso un nuovo successo nei Giochi Olimpici che si svolgeranno l’anno prossimo.