Da Federica Pellegrini a Valentino Rossi: qual è il momento giusto per ritirarsi?
Qual è il momento giusto per ritirarsi? Nella vita di un atleta si alternano periodi diversi, in cui le difficoltà da superare si legano al momento specifico in cui si sta svolgendo la carriera.
Tanto più per quegli atleti che hanno ottenuto grandi risultati, la domanda più difficile a cui rispondere riguarda quale sia il momento giusto per ritirarsi.
Già, perché quando si è all’apice della carriera, smettere non è affatto facile.
Le recenti Olimpiadi hanno portato all’attenzione di tutto il mondo due figure importantissime per lo sport italiano quali Federica Pellegrini e Aldo Montano, che hanno annunciato il loro ritiro proprio dopo questo evento sportivo, dopo aver partecipato a ben cinque edizioni consecutive dei Giochi Olimpici.
Ma non sono gli unici sportivi che hanno calcato le scene sportive a lungo e con grande successo: altri esempi attuali sono quelli di Valentino Rossi, ancora attivo a 42 anni e non ancora del tutto convinto di ritirarsi, e di Gianluigi Buffon, di un anno più grande del pilota di MotoGP.
Dire addio allo sport: capire qual è il momento giusto per ritirarsi
Buffon, ex portiere della Juventus, a 43 anni ha firmato con il Parma e disputerà la prossima stagione in serie B, con il desiderio nel cuore di partecipare ai prossimi mondiali in Qatar con la nazionale italiana, lasciata nel 2018.
Valentino Rossi si trova ad un bivio: la stagione attuale non ha soddisfatto le proprie aspettative, tuttavia la possibilità che si ritiri a fine stagione, sulla quale molti scommettono, in realtà non è ancora certa.
Federica Pellegrini, giunta alla finale nella quinta Olimpiade vissuta da protagonista, ha ottenuto un onorevolissimo 7° posto e ha dichiarato di aver vissuto questa ultima esperienza ai vertici con una tranquillità che non aveva mai avuto prima in vita sua.
Capire qual è il momento adatto per ritirarsi dalle scene non è affatto semplice, tanto più che gli atleti, in quanto persone prima ancora che sportivi, non sono tutti uguali.
Come dimostra il confronto tra questi importanti personaggi dello sport per ciascuno di loro esistono obiettivi, speranze, convinzioni che si legano al percorso di vita personale e che influiscono sulle decisioni anche in ambito sportivo.
La fine della carriera sportiva è una fase che ogni atleta sa che prima o poi dovrà affrontare. Per quanto riesca a prolungare la sua attività oltre l’età in cui, di solito, i campioni si ritirano, le stagioni agonistiche non possono durare all’infinito ed è una consapevolezza che ogni sportivo dovrebbe affrontare fin da subito.
In ogni caso, se non c’è un momento universalmente giusto per ritirarsi, ogni atleta dovrebbe trovare il momento giusto per sé stesso. Talvolta può essere un infortunio, altre volte un grande successo o una pesante sconfitta: in linea di massima, anche se è difficile staccarsi dall’adrenalina e dall’attività che si ama fare, un consiglio che gli esperti danno è quello di ascoltarsi e di accorgersi quando la fatica supera la soddisfazione. Quello potrebbe essere un importante segnale che è ora di smettere.
Perché è difficile ritirarsi dallo sport
Le Olimpiadi 2020, tra le altre cose, saranno ricordate per i ritiri famosi di Federica Pellegrini nel nuoto e Aldo Montano nella scherma, due atleti di altissimo livello.
Entrambi hanno partecipato a 5 edizioni dei Giochi Olimpici e entrambi hanno vinto moltissimo. Aldo Montano, partito come riserva nella squadra italiana di sciabola, in questa ultima Olimpiade è stato determinante a partire dalla semifinale, dove ha sostituito l’infortunato Luigi Samele, e ha vinto la medaglia d’argento.
Montano stesso, intervistato dopo la vittoria, ha dichiarato che sarà molto difficile iniziare una vita diversa e ha ammesso di avere anche un po’ paura dopo 25 anni dedicati interamente allo sport.
Del resto, spiegano gli psicologici, l’adrenalina che si prova durante una competizione sportiva, tanto più se ad alti livelli, è molto diversa da quella che si può provare nella quotidianità ed è molto difficile rinunciarvi.
Ecco perché è importante prepararsi a questo momento con anticipo. Secondo gli psicologi dello sport, infatti, prepararsi per tempo al ritiro fa sì che, quando sarà il momento di prendere tale decisione, essa venga presa nel modo più naturale e meno traumatico possibile.
Non è raro che un atleta, tanto più se ha avuto una carriera importante, possa entrare in una fase depressiva nel momento in cui passa da una vita ai vertici a una vita normale.
Proprio per evitare questo esistono dei percorsi psicologici ad hoc che accompagnano l’atleta durante il percorso verso il ritiro.
Il ritiro precoce: quando lo sport è troppo stressante
Per contro, esistono casi in cui l’atleta subisce una eccessiva pressione e finisce per ritirarsi precocemente. Anche in questo caso l’evento scatenante può essere un infortunio o una sconfitta, tuttavia spesso nasconde la difficoltà di far convivere la vita sportiva con quella privata.
Di questo tema si parla nel film “Nadia, Butterfly”, presentato al Festival di Cannes nel 2020 in cui protagonista è la nuotatrice Katerine Savard. In questo film viene affrontata la crisi dell’atleta quando smette, ma sotto un profilo leggermente diverso: la protagonista del film è una giovane nuotatrice che decide di ritirarsi dalle competizioni dopo aver vinto una medaglia alle Olimpiadi 2020 perché troppo stressata da una vita di sacrifici. Anche in questo caso però l’abbandono non sarà semplice.
Un film intenso che mette in luce l’importanza della ricerca interiore: il regista del film, Pascal Plante, non veicola l’idea che il mondo dello sport sia un concentrato di sacrifici, semmai mette in risalto la scelta della protagonista, la quale non si sente più di farne parte. Non un giudizio, dunque, ma uno spunto di riflessione che può far bene a tutti. Anche ai campioni che non riescono a ritirarsi.