Pubalgia: descrizione, cause, esercizi, cure
La pubalgia si manifesta con dolore nella regione inguinale e pubica, uni o bilaterale, o sul lato interno della coscia ed è un’infiammazione che colpisce muscoli e tendini.
È comune tra gli atleti ed è più probabile che colpisca i calciatori, i giocatori di rugby e i tennisti, ma può verificarsi in tutti gli sport, anche nelle donne (danza e ginnastica). Più semplicemente, è dovuto ad un allenamento eccessivo e troppo intenso in merito specifici movimenti, ma un corretto lavoro muscolare può impedire che ciò accada.
Cause della pubalgia
Lo sviluppo degli sport ricreativi nelle sale pesi e degli sport agonistici mina le inserzioni muscolari dei muscoli addominali, di cui si parla allo stesso modo della tendinite degli arti. La pubalgia può interessare diverse strutture muscolo-articolari e quindi presentare sfumature diverse da un caso all’altro.
La loro origine può essere conosciuta solo attraverso una conoscenza anatomica della regione, con un buon esame clinico. Infatti, gli esami aggiuntivi (ecografia NMR) non sempre forniscono una diagnosi precisa. Il trattamento a volte è chirurgico a causa del passaggio alla cronicità di queste lesioni.
Il dolore si presenta gradualmente e all’inizio appare come un semplice disagio. Il dolore inguinale può presentarsi senza che ci sia necessariamente un’ernia inguinale. Nella fase iniziale, il malessere è causato da esercizi fisici forzati come la partenza rapida, il cambio di direzione, il sovraccarico funzionale durante un placcaggio o il colpo di una palla. Questi dolori cessano quando il movimento o i movimenti si fermano. Per un completo recupero è importante intervenire alla presenza dei primi sintomi, con il riposo, con i trattamenti e gli eventuali farmaci.
Esistono 3 tipi di pubalgia: quella parietale-addominale, quella degli adduttori e la sindrome della guaina retto-femorale.
La prima si manifesta con grossi fastidi costanti ai muscoli larghi dell’addome, ma che scende sino all’inguine. Il dolore comprende tutta la zona del pube e dei testicoli, e si intensifica anche solo con uno starnuto o un colpo di tosse. Si tratta di un vero e proprio incidente traumatico della zona.
La pubalgia degli adduttori invece si manifesta quando a soffrire sono le strutture muscolo-tendinee del pube, con un estensione sino agli adduttori delle cosce. Se questa situazione inizia a peggiorare, potrebbe compromettere la composizione della muscolatura, andando a formare delle microcalcificazioni, che rendono impossibile ogni sorta di piccolo movimento. In questo caso, solo il medico potrà dirvi qual è il modo migliore per intervenire, però il riposo assoluto dai movimenti sarà indispensabile.
Il terzo caso di pubalgia, si manifesta molto spesso soprattutto durante la gravidanza. Quando infatti all’interno del corpo della donna inizia a crescere un bambino, i muscoli tendono inevitabilmente a contrarsi per creare dello spazio, che va a concludere col trauma della dilatazione della vagina per estrarre il bambino durante il parto. È molto facile che questi movimenti delle strutture muscolari vadano a creare delle microlesioni della fascia superficiale e dei nervi.
Esercizi
Il riscaldamento e lo stiramento eviteranno lo “strappo” (che è irreversibile). Se l’infortunio è avvenuto, la cessazione dello sport farà cessare dolore, ma ricomparirà quando lo sforzo ricomincia, poiché la lesione anatomica può essere corretta solo chirurgicamente.
La prevenzione di questo dolore inguinale, con un tipo di pubalgia parieto-addominale, consiste nel sostenere i muscoli addominali, praticando cioè un’alternanza di streeching e pesi. Questa pratica ha una grande importanza sia in fase di prevenzione che di trattamento, in questo caso è opportuno essere seguiti da personale sanitario specializzato.
A questo proposito, va notato che i movimenti più frequentemente praticati non sono sempre i migliori da eseguire, il lavoro muscolare deve essere fatto avvicinando le inserzioni, coinvolgendo in breve tempo i muscoli obliqui, trasversali e diritti dell’addome.
Negli esercizi da fare per i muscoli addominali alti: i movimenti devono essere effettuati con cosce e gambe piegate, glutei a terra, con le mani dietro la testa, sollevando le spalle e le scapole in modo che i gomiti incontrino le ginocchia in maniera alternata.
Per gli adduttori, lo stretching consiste nel posizionarsi con un ginocchio flesso, l’altra gamba allungata lateralmente, il piede piatto, la punta in avanti, inchinandosi al lato della gamba tesa. Bisogna fare attenzione ad orientare la gamba estesa in un asse permettendo lo stiramento degli adduttori della parte anteriore interna della coscia. La lieve sensazione di dolore guida facilmente nell’individuare una determinata posizione ottimale.
Cure
Per le cure necessarie solo il medico può decidere se prescrivere antinfiammatori (come ad esempio l’Ibuprofene o il Diclofenac), capaci di ridurre dolore e infiammazione. E’ comunque fondamentale non riprendere l’attività sportiva fino alla completa guarigione. Sono comunemente usati sia farmaci a uso topico (in crema), che orale (compresse/bustine). Solo raramente e dietro prescrizione medica è possibile ricorrere a brevi cicli di terapia cortisonica.
Ugualmente a questi trattamenti rivestono una grande importanza gli esercizi fisioterapici elettromedicali eseguiti da personale esperto, come ad esempio quelli che prevedono: onde d’urto, ultrasuoni e tecar-terapia.