Osteoartrosi: a che punto è la ricerca sui trattamenti
L’osteoartrosi è un problema molto diffuso, specialmente tra le persone di una certa età.
Si tratta di una malattia degenerativa delle articolazioni, che può diventare particolarmente invalidante.
Tuttavia, oggi, la ricerca scientifica sta lavorando alacremente sui trattamenti e ci sono interessanti prospettive per migliorare la vita dei pazienti, pur essendo la loro una condizione cronica e, almeno fino ad ora, incurabile.
Che cos’è l’osteoartrosi
L’osteoartrosi è una patologia che colpisce oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo, in modo molto più frequente le donne.
Essa si verifica quando il tessuto cartilagineo che riveste le superfici delle ossa e che permette il movimento delle articolazioni si consuma e si deteriora. Ciò può causare dolore, rigidità e difficoltà a muoversi. L’osteoartrosi può colpire diverse articolazioni, come le ginocchia, le anche, le mani e la colonna vertebrale.
Il tessuto cartilagineo è un tessuto liscio e morbido che riveste le superfici delle ossa e ammortizza gli urti durante il movimento. A causa di questa malattia, le cui origini non solo del tutto note, il tessuto cartilagineo si degrada e le ossa rischiano di entrare in contatto diretto l’una con l’altra, causando dolore e difficoltà a muoversi.
Gli studi scientifici sull’osteoartrosi: la ricerca del Centro Helmholtz
Una ricerca recente[1], condotta dal Centro Helmholtz di Monaco di Baviera, ha preso in esame i dati di oltre 825 mila persone, rappresentando così il più grande studio mai pubblicato sull’osteoartrosi.
Uno degli aspetti più interessanti di questa ricerca consiste nel fatto che sono stati individuati i cosiddetti “bersagli farmacologici di alto valore” come possibili trattamenti per l’osteoartrosi.
I bersagli farmacologici per la cura dell’osteoartrosi
I bersagli farmacologici sono molecole presenti nel corpo e legate a un determinato processo patologico: possono essere proteine, enzimi, ormoni o altre molecole nel corpo che svolgono un ruolo chiave in una determinata malattia. Modificandole attraverso l’utilizzo di farmaci si può, in alcuni casi, bloccare la progressione della malattia.
Nel caso dell’osteoartrosi, i bersagli farmacologici potrebbero essere molecole coinvolte nella degradazione del tessuto cartilagineo o nella produzione di sostanze infiammatorie che contribuiscono al dolore e alla rigidità delle articolazioni.
I bersagli farmacologici sono una delle principali aree di ricerca in medicina, poiché individuare e sviluppare farmaci che agiscono su queste molecole può aiutare a trattare e prevenire diverse malattie. Tuttavia, individuare quelli appropriati e sviluppare farmaci in grado di agire su di essi può essere complesso e richiedere anni di ricerca e sperimentazione.
I ricercatori, durante questo studio, sono giunti a identificare questi bersagli e a riconoscere i geni che potrebbero essere responsabili dell’osteoartrosi. Pertanto, si è proceduto a sfruttare questi geni come bersagli attraverso l’uso di farmaci già approvati o in fase di approvazione clinica.
Sono state anche individuate ben 100 nuove varianti di rischio genetico, delle quali ben 52 non erano ancora associate a tale malattia.
Grazie a queste scoperte ci sarebbero ulteriori prove del fatto che molti farmaci sono già sulla buona strada e che presto potrebbero essere utilizzati per aiutare le persone con osteoartrosi.
I fattori di rischio nell’osteoartrosi
Sempre grazie a questo studio, sono state identificati altri elementi particolarmente importanti, come le differenze nel rischio di sviluppare questa malattia a seconda dell’articolazione interessata.
Secondo i dati, infatti, ci sarebbe un maggiore rischio per le articolazioni portanti, come le ginocchia e le anche, rispetto a quelle non portanti, come i polsi e i gomiti. Le articolazioni portanti rappresentano un punto particolarmente sensibile in quanto la loro degenerazione rischia di creare maggiori difficoltà durante la deambulazione e può creare infermità. Spesso, infatti, il peso del corpo gioca un ruolo negativo in quelle articolazioni quando sono colpite da osteoartrosi.
Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda il fatto che sono stati individuati i primi fattori di rischio genetici specifici per le donne e i collegamenti genetici tra l’osteoartrosi e il dolore, che è il sintomo principale di questa malattia.
Tuttavia, i fattori di rischio genetico possono essere complessi e difficili da comprendere senza conoscere la storia familiare o fare test genetici. Ulteriori studi clinici saranno, pertanto, necessari per capire come indirizzare i geni e le proteine corretti e come diversi farmaci potrebbero essere utili per trattare l’osteoartrosi.
In ogni caso, si tratta di passi avanti molto importanti nell’esplorazione di una malattia che, finora, ha permesso di avere poche risposte cliniche e poche possibilità di trattamento efficaci.
Quali trattamenti usare oggi per l’osteoartrosi?
In attesa di farmaci o trattamenti risolutivi, oggi si utilizzano diversi trattamenti per gestire i sintomi dell’osteoartrosi. Il trattamento più adeguato dipenderà dalla gravità dei sintomi e dall’articolazione colpita, oltre che dalle condizioni generali del paziente.
- Esercizio fisico: l’esercizio fisico regolare può aiutare a mantenere la forza muscolare e a mantenere la flessibilità delle articolazioni. Si consiglia di fare esercizi di rafforzamento, come il sollevamento pesi o il pilates, e di fare esercizi di flessibilità, come lo stretching o lo yoga.
- Farmaci: ci sono diversi farmaci che possono aiutare a gestire i sintomi dell’osteoartrosi, come gli antidolorifici, gli antinfiammatori e i corticosteroidi. È importante parlare con il proprio medico per determinare il farmaco più adeguato al proprio caso.
- Iniezioni di acido ialuronico: l’acido ialuronico è una sostanza presente naturalmente nel corpo che aiuta a lubrificare le articolazioni e a proteggere il tessuto cartilagineo. Le iniezioni di acido ialuronico possono aiutare a ridurre il dolore e a migliorare la mobilità.
- Intervento chirurgico: in alcuni casi, l’osteoartrosi può essere trattata con l’intervento chirurgico, come l’artroscopia o la sostituzione dell’articolazione. Tuttavia, questi interventi sono riservati ai casi più gravi e vengono eseguiti solo dopo che le altre opzioni di trattamento non sono più percorribili.
[1] https://www.cell.com/cell/fulltext/S0092-8674(21)00941-7