Lo sport come valore educativo e sociale, la parola ai campioni
Lo sport, sebbene per molte persone sia un’attività esclusivamente ludica, può essere veicolo di messaggi molto nobili. Questo chiaramente se lo si affronta nella maniera corretta, evitando comportamenti scorretti e meno positivi. Spesso si assiste a situazioni spiacevoli durante le manifestazioni sportive, sia da parte del pubblico, sia da parte dei protagonisti. Si pensi ai cori razzisti a cui abbiamo assistito in diversi eventi sportivi: allontanano lo sport da quella che è la finalità e il principio per cui è nato nella storia.
Un esempio di sport educativo è il calcio dei piccoli
Per trovare quello che è il vero fondamento dello sport, bisogna andare a vedere come questa attività viene vissuta dai bambini molto piccoli. In questa fase, lo sport lo si vive con l’incoscienza che lo rende una vera e propria favola, qualcosa che purtroppo manca nello sport professionistico. Per i bambini è un modo per socializzare, per imparare ad ascoltare, e anche seguire le regole. Un altro valore importante che si insegna in questa fase, è quello del rispetto per i compagni. Purtroppo, la fase successiva si incentra su altri aspetti altrettanto importanti e necessari per formare la carriera degli atleti, che però portano ad allontanarsi dai valori fino a quel momento insegnati. In pratica, si ricerca più un aspetto fisico ben definito, ovvero l’altezza e una buona muscolatura per i ragazzi e il peso per le ragazze. Aspetti che purtroppo danno adito poi a diverse discriminazioni.
Lo sport deve essere considerato come una delle ruote più importanti dello sviluppo della vita. Questa attività in pratica, ha un ruolo decisamente importante in quella che è la formazione, lo sviluppo e l’educazione dei ragazzi. È dunque importante più che il fisico e la mente, puntare su quello che è l’aspetto della guida educativa. In effetti, uno dei fondamenti dello sport è quello di obbligare i ragazzi a sviluppare la capacità di vivere in un gruppo. Sentirsi parte di un determinato contesto sociale è fondamentale, tra l’altro considerato da molti sociologi uno dei bisogni primari di ciascuno individuo.
Il valore educativo dal punto di vista dei campioni
In diversi appuntamenti gestiti da associazioni culturali, si sono succeduti molti campioni che si sono pronunciati sullo sport, non dal punto di vista dei loro successi, ma da quello etico e sociale che esso può diffondere in chi lo pratica e chi lo segue. In una di queste apparizioni vi sono stati Daniele Cassioli, atleta paralimpico non vedente, Arianna Castiglioni, campionessa italiana di nuoto, Caterina Cialfi, campionessa di pallavolo nelle fila della Yamamay dal 2015 al 2017, Ernesto Paolillo, dirigente sportivo e Direttore Generale dell’Inter dal 2006 al 2012, Valentino Gallo, pallanuotista del Settebello e Giorgio Rocca, sciatore e campione del mondo di slalom nel 2006.
L’idea di portare i campioni a queste manifestazioni è quello di dare peso a quello che è un messaggio positivo in merito allo sport e alle figure che vi girano intorno. In queste occasioni, l’obiettivo degli organizzatori è quello di coinvolgere i giovani su quella che è una tematica a loro vicina. I campioni non si devono limitare a raccontare le loro esperienze e i loro successi sportivi, ma soffermarsi su quella che è l’importanza che lo sport ricopre nella vita di tutti i ragazzi. Un vero e proprio percorso educativo per ogni persona e contemporaneamente per quello che poi è il benessere della società.
Il valore sociale dello sport
Abbiamo appreso che lo sport non è solo uno spettacolo, ma dietro ad esso c’è molto di più. Insomma, questa pratica rappresenta un vero e proprio fatto sociale. Se si approccia allo sport utilizzando una pratica corretta, si produce benessere su diversi aspetti, in primis la salute e la crescita cognitiva, poi su aspetti più prettamente sociali come l’inclusione e il rispetto per le diverse culture. Gli ultimi due aspetti purtroppo, richiedono un lavoro ancora molto lungo, in quanto ad oggi sono davanti agli occhi di tutti fenomeni di intolleranza sia sul campo che fuori.
Conclusioni
Un aspetto abbastanza complesso e che se si vuole rappresenta anche un controsenso, è quello che riguarda il nostro Paese. Coloro che intendono lo sport come veicolo educativo e sociale, sostengono che in Italia la pratica sportiva è interamente sulle spalle delle famiglie. Spesso a contribuire sono le numerose associazioni sportive di base, che insieme alle famiglie suppliscono alla assenza di politiche pubbliche. Tra le principali mancanze c’è quella della scuola (dato che le ore di attività motoria programmate sono davvero troppo poche), e quella fondamentale che riguarda i diritti tv: lo sport ricco dei diritti televisivi non porta alcun sostegno a quello che è lo sport di base. Se si vuole dare allo sport il valore educativo e sociale che è in grado di diffondere, qualcosa in futuro deve cambiare.