Le vitamine D e B3 per il rallentamento dell’invecchiamento cellulare
L’aumento della vita media delle persone è senza dubbio un dato positivo, sintomo di una maggiore attenzione verso la salute e di un miglioramento delle condizioni di vita generale.
Tuttavia, a fronte dei numerosi vantaggi, vi sono anche risvolti negativi, come l’aumento delle patologie degenerative legate all’invecchiamento cellulare, come l’Alzheimer.
L’invecchiamento è una condizione strettamente legata all’invecchiamento delle cellule: si stima, infatti, che circa un terzo delle persone di età superiore agli 85 anni sia affetta da qualche forma di demenza. Tuttavia, se è inevitabile che l’invecchiamento porti conseguenze sulla salute, non è del tutto chiaro perché alcune persone invecchino prima e/o più rapidamente di altre e, tutto ciò, è al centro di studi scientifici.
In particolare, questi studi riguardano il morbo di Alzheimer: da una parte si ritiene che tale patologia possa essere provocata dall’accumulo della proteina beta-amiloide nei neuroni, dall’altra ci sono teorie in base alle quali sarebbe la mancanza di energia nelle cellule del cervello a favorire la degenerazione cognitiva.
Partendo da queste osservazioni si sono esaminati i possibili effetti dell’assunzione della vitamina B3 sulle persone affette da questa patologia.
Metabolismo energetico del cervello e Alzheimer
Le funzioni celebrali non sono sempre costanti nell’arco della vita di una persona: nell’infanzia si ha un costante sviluppo dell’attività cerebrale che poi nell’età adulta tende a diventare costante. Dopo una certa età, che però varia da persona a persona, vi è una riduzione tanto che in alcuni soggetti si registra un vero e proprio calo del volume di alcune aree del cervello.
Il cervello, pur rappresentando solo il 2% della massa corporea, consuma fino al 20% dell’energia totale del corpo. Nei soggetti affetti da Alzheimer, secondo alcune teorie, ci sarebbe una compromissione di assorbimento energetico. Questa interruzione avrebbe luogo quando le cellule del cervello sviluppano una resistenza all’insulina, impedendo loro di utilizzare correttamente il glucosio per generare energia. Tale resistenza è comunemente riscontrata in individui con diabete di tipo 2 tanto che esisterebbe una correlazione tra il diabete e l’Alzheimer, anche se la ragione esatta è ancora poco chiara.
Ci sarebbero poi alti fattori: la neurodegenerazione sarebbe in relazione con la perdita graduale di cellule nervose e provocherebbe problemi alla memoria e alle altre funzioni cerebrali. Inoltre, gli squilibri nel metabolismo energetico, insieme ad altre condizioni come lo stress ossidativo e l’infiammazione, avrebbero una correlazione con le malattie neurologiche.
Gli studi sugli effetti delle vitamine D e B3 nella cura dell’Alzheimer
Recenti ricerche hanno sottolineato l’efficacia potenzialmente protettiva delle vitamine B e D nell’abbassare il rischio di demenza e il deterioramento cognitivo. Due, in particolare, si sono mostrate particolarmente interessanti e hanno aperto nuovi scenari nella cura della malattia.
Una ricerca[1], divulgata su Alzheimer’s and Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, ha analizzato i dati di oltre dodicimila individui, tutti inizialmente sani, associati al National Alzheimer’s Coordinating Center a Seattle.
Del totale, quasi il 37% aveva fatto ricorso a integratori di vitamina D. Dopo 5 anni, l’83,6% di coloro che avevano assunto gli integratori non mostrava segni di demenza, mentre la stessa condizione era riscontrata nel 68,4% di coloro che non avevano assunto vitamine.
Dieci anni più tardi, il 22% dei soggetti aveva manifestato sintomi di demenza. Il dato interessante è rappresentato dal fatto che, nel 75% dei casi, erano individui che non avevano assunto integratori. Nel gruppo che aveva fatto uso di integratori, solo il 14,6% aveva sviluppato demenza, a confronto con il 26% nel gruppo senza integratori.
Dopo aver considerato variabili come età, genere, depressione e presenza della variante genica ApoE ε4, associata al declino cognitivo, i risultati hanno mostrato una diminuzione del rischio del 40% tra coloro che avevano assunto integratori di vitamina D rispetto a chi non lo aveva fatto. Questa differenza era particolarmente pronunciata nelle donne, con una riduzione del rischio del 49%, mentre per gli uomini la riduzione era del 26%.
Gli effetti della vitamina B3 sul funzionamento delle cellule nervose
In un’indagine diffusa verso la fine del 2022[2], gli scienziati hanno esplorato gli effetti della vitamina B3 sul funzionamento energetico delle cellule nervose, che può risultare alterato nell’Alzheimer.
Il fulcro dell’analisi riguardava la Nicotinammide adenina dinucleotide (Nad+), una molecola cruciale per la produzione energetica cellulare. La letteratura scientifica ha già evidenziato che una sua carenza può essere associata all’invecchiamento e al declino delle capacità cerebrali.
Hanno partecipato allo studio 22 soggetti adulti per un periodo di sei settimane: a 10 di loro è stata somministrata nicotinamide riboside, una variante della vitamina B3 che contribuisce alla formazione del Nad+. Gli altri 12 partecipanti hanno ricevuto un placebo.
Al termine del periodo di studio, sono state valutate le concentrazioni di Nad+ in specifiche vescicole plasmatiche di origine neuronale, notando un incremento, seppur modesto, ma significativo. Contemporaneamente, c’è stata una riduzione di altri indicatori legati all’infiammazione e alla resistenza all’insulina, considerati attualmente come segnali di demenza.
Sebbene non sia del tutto certo se il composto abbia raggiunto esattamente il suo obiettivo molecolare, gli studiosi osservano che comunque potrebbe avere un impatto sul cervello, influenzando processi metabolici associati all’Alzheimer.
Del resto, già i risultati di uno studio sul Parkinson[3] porterebbero a pensare che l’assunzione di niacina potrebbe essere utile per migliorare la qualità della vita dei pazienti e rallentare l’avanzare della malattia. Anche in quel caso la chiave risiederebbe proprio nel rallentamento della degenerazione delle cellule celebrali grazie all’assunzione di vitamina B3.
[1] https://alz-journals.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/dad2.12404
[2] https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/acel.13754
[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8245760/