Esposoma e infiammazione: una prospettiva più ampia
L’infiammazione, spesso vista solo come un fastidio temporaneo, rappresenta in realtà un fattore centrale per la salute e per la malattia.
Si tratta di un processo naturale del corpo, attivato dal sistema immunitario quando rileva una minaccia, come un’infezione o una lesione. La risposta infiammatoria, infatti, ha l’obiettivo di riportare l’organismo in un equilibrio fisiologico ottimale, ovvero in quella situazione che prende il nome di omeostasi.
Quando la risposta infiammatoria si presenta per un tempo limitato, concludendo la sua azione nel momento in cui la guarigione è completa, il processo infiammatorio ha fatto il suo corso in modo corretto.
Se, però, l’infiammazione persiste, il sistema immunitario subisce un danno permanente che ostacola la capacità di ripristinare l’omeostasi. Tale condizione è tipica di alcune malattie croniche.
Tuttavia, lo stato infiammatorio cronico potrebbe non avere solo cause immediate o visibili. Un gran numero di fattori esterni, spesso ignorati dalla medicina tradizionale, può scatenare e mantenere stati infiammatori cronici: si tratterebbe di un fenomeno detto esposoma.
Come funziona il processo infiammatorio
L’infiammazione è un meccanismo di difesa fondamentale del corpo, attivato in risposta a danni tissutali o infezioni. Il processo inizia quando le cellule immunitarie, come i macrofagi e i neutrofili, riconoscono specifici profili molecolari associati al danno o alla presenza di patogeni. Sono segnali inviati al sistema immunitario per identificare una situazione problematica.
Quando tali molecole vengono rilevate, le cellule immunitarie rilasciano citochine, delle proteine proto-infiammatorie: stimolano, cioè, l’arrivo di altre cellule immunitarie e favoriscono il flusso di sangue nell’area colpita, portando a quei segni classici di infiammazione acuta come rossore, calore, gonfiore e dolore.
Nella fase acuta, l’infiammazione ha un ruolo positivo e protettivo: serve a confinare l’infezione o il danno, eliminare i detriti cellulari e facilitare la riparazione dei tessuti. Tuttavia, il processo è finemente regolato. Oltre ai messaggeri proto-infiammatori, vengono rilasciate anche citochine anti-infiammatorie che intervengono per spegnere la risposta una volta che il pericolo è passato, prevenendo così un’eccessiva distruzione dei tessuti sani.
In alcuni casi, tuttavia, l’infiammazione diventa cronica, scattando anche in assenza di un’infezione o di un danno immediato. Questo tipo di infiammazione, spesso associata a malattie croniche come l’artrite reumatoide o le patologie cardiovascolari, è attivato da segnali cellulari errati che mantengono costante lo stato di allerta del sistema immunitario. Il risultato è un danno continuo ai tessuti che non solo non si riparano correttamente, ma possono subire ulteriore degenerazione.
Che cosa si intende con esposoma
Il termine esposoma, coniato per la prima volta da Christopher Wild nel 2005, rappresenta un nuovo paradigma nella comprensione delle malattie umane. Se il genoma ci fornisce informazioni sui fattori ereditari che influenzano la nostra salute, l’esposoma considera l’insieme di tutte le esposizioni ambientali, fisiche e sociali che un individuo accumula nel corso della vita. Queste esposizioni, sia di breve sia di lunga durata, agiscono in modo continuo e dinamico, interagendo con i nostri geni e plasmando il nostro rischio di sviluppare malattie.
L’esposoma include vari fattori come l’inquinamento atmosferico, l’alimentazione, le sostanze chimiche a cui siamo esposti, ma anche lo stress psicologico, il rumore e le condizioni di vita e lavoro. Ciò che rende questo concetto così rivoluzionario è la sua capacità di essere complementare allo studio del genoma. Infatti, mentre il genoma è fisso e immutabile, l’esposoma è in continuo mutamento e rappresenta una variabile critica per comprendere l’origine di molte malattie croniche e complesse, come il cancro, le patologie cardiovascolari e le malattie neurodegenerative.
E’ ormai evidente, ad esempio, che l’inquinamento atmosferico non solo provoca danni respiratori, ma ha effetti sistemici sull’intero organismo, contribuendo a stati infiammatori cronici che possono accelerare l’insorgenza di malattie cardiache e aumentare il rischio di sviluppare tumori. Il particolato fine (PM2.5), una delle forme più pericolose di inquinamento, entra nel nostro flusso sanguigno e altera i meccanismi di regolazione cellulare, dimostrando come l’ambiente in cui viviamo possa avere un impatto profondo sul nostro corpo.
Tutti questi fattori possono agire silenziosamente, ma costantemente, sul nostro organismo, causando una risposta infiammatoria persistente che col tempo può condurre a malattie croniche come artrite, diabete, malattie cardiovascolari e patologie autoimmuni.
A ciò si aggiunge l’effetto amplificatore dello stress psicologico, che non è solo una condizione mentale, ma ha un impatto diretto sul sistema immunitario, esacerbando l’infiammazione.
L’esposoma nelle patologie cardiache: gli studi
Tradizionalmente, la prevenzione delle malattie cardiache si è concentrata sui fattori di rischio noti, come l’ipertensione, l’alto livello di colesterolo e il fumo. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che questi fattori da soli non sono sufficienti a spiegare l’intero quadro delle patologie cardiovascolari.
In particolare, nel caso delle cardiopatie ischemiche, circa il 15% dei soggetti non presenta alcun fattore di rischio noto. Poiché queste patologie rappresentano la prima causa di morte a livello mondiale, è evidente che esistono altre influenze significative che contribuiscono al rischio cardiovascolare.
Oltre ai fattori di rischio tradizionali, è necessario considerare un insieme più ampio di esposizioni che si accumulano nel corso della vita e che influenzano profondamente la salute cardiaca. Questo insieme di esposizioni include fattori come l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento acustico, l’inquinamento luminoso, i cambiamenti climatici, lo stress sociale e persino le malattie infettive. Questi elementi agiscono continuamente sull’organismo, favorendo processi infiammatori cronici che, nel tempo, aumentano il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.
Sebbene negli ultimi anni ci siano stati progressi significativi nella prevenzione e nel trattamento dei fattori di rischio tradizionali, affrontare le problematiche legate all’esposoma si rivela una sfida più complessa. Mentre la gestione dei fattori tradizionali, come l’alimentazione o l’esercizio fisico, può essere influenzata dalle scelte personali, agire sui fattori che compongono l’esposoma richiede un intervento su vasta scala, che coinvolga politiche pubbliche e misure collettive. Questo approccio olistico, pur essendo necessario, non è ancora pienamente adottato e spesso, persino, osteggiato.
Del resto, sempre più ricerche indicano che l’infiammazione cronica, il cosiddetto “fuoco lento” del corpo, è spesso alimentata da fattori che sfuggono al controllo individuale, come l’inquinamento o le condizioni lavorative sfavorevoli o la povertà. Riconoscere la connessione tra il nostro benessere fisico e l’ambiente sociale e naturale in cui viviamo e provare a modificare tali fattori, potrebbe essere la svolta per ridurre l’infiammazione alla radice e prevenire molte malattie, incluse quelle cardiovascolari.
Fonti:
- Exposome in ischaemic heart disease: beyond traditional risk factors, European Heart Journal, published January 2024, Rocco A Montone, Massimiliano Camilli, Camilla Calvieri, Giulia Magnani, Alice Bonanni, Deepak L Bhatt, Sanjay Rajagopalan, Filippo Crea, Giampaolo Niccoli https://academic.oup.com/eurheartj/article/45/6/419/7571572
- Rupa Maya, Raj Patel, Medicina, conflitto e disuguaglianza, Feltrinelli, 2022, pp. 31-35
- Complementing the Genome with an “Exposome”: The Outstanding Challenge of Environmental Exposure Measurement in Molecular Epidemiology, Christopher Paul Wild, Cancer Epidemiol Biomarkers Prev(2005) 14 (8): 1847–1850.