Comfort food: il cibo che porta il buonumore
Il comfort food, detto anche cibo della felicità, ha una sua precisa connotazione di carattere storico e culturale.
Oltre ad essere correlato a quelli che sono i ricordi personali, molte volte è strettamente legato con la tradizione. Sebbene non sia ancora molto conosciuto nel nostro immaginario comune, è una di quelle realtà che affonda le proprie radici nella ricerca di uno stato di benessere fisico ed emotivo, ricercando queste cose in una delle principali fonti di rifugio dell’essere umano: il cibo.
Negli ultimi tempi ha cominciato a diffondersi sempre più la cultura del comfort food, quel tipo di alimentazione che fa stare bene e regala il buonumore. L’attenzione su questo argomento si è fatta molto intensa, tanto che a molti scettici della prima ora sono maturate nella testa un paio di domande alle quali cercano una risposta esaustiva: “Come possono dei semplici piatti arrivare ad alleviare la sofferenza e a far ritrovare l’equilibrio psico-fisico?” “Quale segreto è sotteso alle formule di felicità con cui si regola il principio del comfort food e da dove deriva il suo concetto?”
Comfort Food: le origini
Quando si parla delle origini di molte culture legate al cibo e all’alimentazione, gli storici difficilmente riescono a mettersi d’accordo e seguire una linea comune. A questo non fa eccezione nemmeno il comfort food, sul quale vi sono diverse teorie in merito all sua comparsa come lo conosciamo oggi. Ci possiamo dunque affidare alla data della prima testimonianza scritta del suo nome riportata sull’Oxford English Dictionary, che afferma che il primo uso del termine risale al 1977. Nello specifico è avvenuto all’interno di un articolo del “Washington Post”, ed era riferito ad un piatto tipico dell’America del Sud: i gamberetti con porridge di mais. Secondo quella che è la “storica del cibo” Lynne Olver, alcuni riferimenti farebbero risalire il comfort food addirittura al 1965 negli Stati Uniti.
I due aspetti storici del comfort food
Senza andare a cercare la data esatta della sua prima comparsa, ma volendo analizzare la cultura del comfort food prettamente come espressione culinaria, si identificano due diversi approcci a tale filosofia. Sulla base delle fonti storiche sull’argomento, all’inizio il comfort food aveva una valenza più specificatamente psicologica, solo intorno agli anni Ottanta è divenuto un vero e proprio genere culinario. Una delle sue caratteristiche principali è che non vi è una singola definizione per poterlo spiegare. Non solo gli esperti di psicologia alimentare parlano di una vera e propria soggettività alimentare in merito al comfort food, ma vi sono anche dei cultori di questa linea culinaria che hanno individuato all’interno del comfort food almeno tre distinte macrocategorie sulla base dei cibi. Quelli morbidi e cremosi che sono facili da masticare e da digerire, quelli calorici ed energetici e infine quelli che hanno la facoltà di evocare con affetto e nostalgia i ricordi dell’infanzia o di qualcosa del passato. La cosa interessante in tutto questo, è che in questo modo ognuno può dare al comfort food la propria definizione, associando i cibi che portano la felicità a racconti e ad emozione diverse.
Il comfort food ha sapore di casa nostra
Non bisogna andare a cercare una spiegazione di cosa sia il comfort food che possa essere uguale per tutti, perché non potrà esserci una risposta univoca. Il cibo della felicità è per ognuno di noi quello che rievoca i momenti del passato che hanno lasciato un segno positivo e indelebile. Può essere un cibo dolce o fritto, familiare o regionale, legato a un ricordo di qualsiasi genere che sia esso nostalgico, allegro o divertente. Insomma, alla fine possiamo dire che il comfort food sia spesso quello che è intriso di sapori della propria terra. Non solo, quello che ha in sé tanto amore, quello che ci riporta a vivere momenti splendidi del nostro passato come ad esempio l’infanzia. Per esempio, la pasta in casa come faceva la nonna, la minestra come ci faceva la mamma, o quel pane con il pomodoro che ci preparava il papà. Il comfort food è quello che grazie alla sua preparazione ci riporta ad un momento particolare della nostra vita, un tipo di cibo che spesso è legato a un rituale speciale che si tramanda di generazione in generazione, un cibo che ha il sapore di casa nostra.
Conclusioni
Da quanto abbiamo potuto vedere, il comfort food è quello che siamo noi. Per essere efficace si deve scegliere un piatto che abbia un particolare significato, in modo da evocare i ricordi legati a quei momenti, che oltre a darci serenità ci faccia anche riprovare le emozioni che si provavano in quell’esatto momento. Il comfort food dunque non è legato alla tradizione in generale, ma alla propria tradizione familiare e alla propria storia personale.