Beatrice Vio: dalla malattia al successo paralimpico
Beatrice Vio ce l’ha fatta: le medaglie d’oro e d’argento conquistate nelle recenti Paralimpiadi di Tokyo 2020 non rappresentano solo il suo modo di entrare nella storia, ma sanno anche di rivincita, dopo gli eventi nefasti che hanno colpito la campionessa.
Per Beatrice Vio la malattia è una condizione conosciuta: la meningite fulminante ha colpito Bebe Vio quando aveva solo 11 anni e ha cambiato il corso della sua vita. Non ha tuttavia abbattuto la sua voglia di impegnarsi e di raggiungere le vette nell’attività sportiva che pratica fin da quando aveva 5 anni: la scherma.
Il secondo oro paralimpico ottenuto quest’estate alle Paralimpiadi Tokyo 2020 arriva a testimonianza di una forza di volontà incredibile, soprattutto dopo che nel mese di aprile le era stata prospettata una diagnosi crudele, che avrebbe addirittura messo in forse la partecipazione delle Paralimpiadi.
Bebe Vio: storia di una campionessa
Beatrice Vio inizia la sua attività sportiva molto giovane: ha solo 5 anni quando comincia a dedicarsi alla scherma, presentandosi fin da subito come una promessa in questo sport.
Tuttavia, nel 2008, a soli 11 anni inizia il suo calvario: contrae la meningite fulminante da meningococco C, la quale le provoca necrosi e infezioni tanto che, per salvarle la vita, sono necessarie le amputazioni degli arti inferiori, al di sotto delle ginocchia, e degli avambracci.
Saranno necessari mesi di ospedale, tra interventi di chirurgia plastica e rianimazione, prima che Beatrice Vio possa riprendere la propria vita, tornando a scuola e ricominciando con l’attività sportiva.
Grazie alle protesi che le vengono fornite dal Comitato Paralimpico e dal Centro Protesi di Budrio può riprendere a gareggiare sulla sedia a rotella, diventando la prima atleta al mondo a gareggiare con le protesi in tutti e quattro gli arti.
Da lì in poi è una storia di successi sportivi: semplice da riassumere in poche righe, che non sarebbero mai sufficienti per trasmettere tutto quello che c’è dietro. Fatica, impegno, speranze, disillusioni, tristezza, gioia. In questo mondo interiore impossibile da immaginare, Beatrice colleziona risultati imprevedibili: oltre alle vittorie nei Campionati Italiani, si susseguono una serie incredibili successi in ambito internazionale: oro agli Europei di Strasburgo e ai Mondiali di Varsavia under 17 nel 2014, oro ai Mondiali di Eger nel 2015, oro nei Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro nel 2016, oro nella Coppa del Mondo del 2017, negli Europei del 2018 e nei Mondiali del 2019.
Non sembrerebbe strano, dunque, che la campionessa abbia raggiunto la vittoria anche nella recente competizione paralimpica, se non fosse che in primavera si trova di nuovo a rischiare la vita.
Malattia Bebe Vio: il rischio amputazione a causa dello stafilococco
La vittoria di Beatrice Vio alle recenti Paralimpiadi è qualcosa che va ben oltre il successo sportivo puro e semplice. Come in ogni competizione sportiva, impegno, dedizione e forza di carattere sono degli elementi che condizionano sensibilmente i risultati sportivi.
In questo caso, la soddisfazione è ancora più grande, soprattutto se si pensa a ciò che ha dovuto affrontare Beatrice in primavera, quando è stata colpita da un batterio, lo stafilococco aureo, che addirittura fatto ipotizzare una nuova amputazione e, in alcuni momenti, ha fatto temere per la vita dell’atleta.
Lo racconta Beatrice stessa, dopo la vittoria a Tokyo, in un lungo post sul suo profilo Instagram. Dopo infortunio nel 2020 al gomito, che aveva richiesto lunghi mesi di riabilitazione, anche il 2021 si era aperto con un nuovo stop, questa volta ancora più rischioso.
In un primo momento, a causa dell’infezione provocata dallo stafilococco, era stata prospettata l’amputazione, con tutte le conseguenze che questa avrebbe provocato. Invece, i medici sono riusciti a debellare l’infezione e Bebe, dopo l’intervento e la degenza, ha potuto riprendere la preparazione per le Paralimpiadi avendo davanti solo 119 giorni utili.
Poco, pochissimo tempo per ritornare nelle migliori condizioni, tanto più se si considera il lungo stop e la degenza ospedaliera.
Beatrice, però, non ha mai smesso di crederci, supportata da medici e da uno staff tecnico che hanno fatto di tutto per ridarle la speranza e per consentirle di gareggiare.
La campionessa, dopo la vittoria, non ha dimenticato nessuno nei suoi ringraziamenti: il fisioterapista, il preparatore, i maestri della Nazionale, le compagne di squadra e tutto lo staff che ha collaborato. Gli amici e la famiglia: custodi di tutte le difficoltà che Bebe ha affrontato nella sua vita e capaci di proteggerla affinché ne possa uscire ogni volta più forte.
Lo sport per ricominciare a vivere: la Bebe Vio Academy
La malattia di Beatrice Vio si trasforma e, da ostacolo, diventa il motore per aiutare tanti altri bambini a realizzare i propri sogni sportivi.
La campionessa ha, infatti, creato una scuola vera e propria, la Bebe Vio Academy, per avvicinare i bambini dai 6 ai 18 anni allo sport: chi ha disabilità di qualunque tipo, ma anche chi non ne ha, avrà la possibilità di allenarsi in diverse discipline quali calcio, atletica, basket in carrozzina, sitting volley e scherma in carrozzina.
Lo spirito è quello di aiutare l’integrazione tra i giovanissimi con disabilità e spiegare a chi, invece, non ha disabilità come migliorare la propria tecnica praticando lo sport in carrozzina interagendo con persone con disabilità. In questo modo è possibile creare una vera interazione tra tutti, eliminando le differenze e puntando alle abilità di ciascuno grazie al concetto che “lo sport è uno solo”.