Quando l’ansia da prestazione condiziona i risultati sportivi
L’ansia da prestazione è un tipo di ansia diffuso che colpisce molte persone, soprattutto uomini, nel momento in cui si trovano a dover svolgere una performance nei più svariati ambiti.
In particolare l’ansia da prestazione può verificarsi in ambito lavorativo, ma anche quando si devono affrontare sfide sportive, attività scolastiche o anche in campo relazionale e sessuale.
Nello svolgimento dell’attività sportiva può generare un forte stress che, in certi casi, condiziona persino i risultati sportivi stessi.
Che cos’è l’ansia e a che cosa serve
A differenza di quello che si pensa comunemente, l’ansia non è sempre negativa. Anzi, nasce come una risposta positiva attraverso la quale il nostro corpo ci avvisa di un possibile pericolo o di una difficoltà.
Se non esistesse l’ansia, molto probabilmente rischieremmo di metterci in pericolo o di non ricordarci le cose importanti. Come tutti gli stati emotivi, quindi, anche l’ansia ha una ragione d’essere. Lo stesso vale per altri sentimenti, come la paura: fin da bambini ci protegge, avvertendoci dei pericoli a cui possiamo andare incontro.
Già negli anni ’40, il medico austriaco naturalizzato canadese, Hans Selye, che dedicò gran parte dei suoi studi agli esperimenti sullo stress, sosteneva che lo stress è la risposta a una sollecitazione dell’ambiente attraverso l’attivazione dell’organismo. In questo senso lo stress è buono (eustress) e permette di attivare le capacità individuali, generando anche una sensazione di autoefficacia e di benessere al raggiungimento dello scopo.
Il problema insorge quando uno stato d’animo diventa particolarmente disturbante o addirittura bloccante. A volte può essere un singolo episodio d’ansia a trasformarsi in un circolo vizioso da cui diventa sempre più difficile uscire: spesso è la percezione del soggetto rispetto alla sensazione provata a creare una discrepanza.
Può subentrare la paura di non essere sufficientemente efficaci nel momento in cui la sollecitazione esterna richiede una reazione, oppure può instaurarsi l’idea di non essere all’altezza di portare a termine i propri obiettivi. Talvolta possono innescarsi altre difficoltà generate da timori o insicurezze di cui tutti, chi più chi meno, soffriamo. In certi casi possono esserci come aggravanti la mancanza di autostima o fobie.
L’ansia da prestazione nello sport
Anche chi pratica sport può provare ansia. L’attività sportiva di per sé è un ottimo metodo per combattere l’ansia, in quanto, oltre a essere una valvola di sfogo e oltre a contribuire a svuotare la mente, libera endorfine. È provato scientificamente che alcuni sport, ma in generale tutta l’attività fisica, hanno la capacità di aiutare la produzione di queste sostanze chimiche, che hanno un effetto analgesico ed eccitante sulla mente.
Tuttavia, quando lo sport non viene praticato come semplice hobby, ma diventa una competizione o è legato al raggiungimento di precisi obiettivi, l’ansia, anziché diminuire, può aumentare.
Anche in questo caso la giusta attivazione fisiologica prima di eseguire una performance, non è solo positiva, ma è anche auspicabile. Sia che si debba disputare una vera e propria competizione o che, semplicemente, si abbia intenzione di migliorare i propri risultati, l’attivazione dell’ansia serve a rendere il corpo più reattivo e, se ben indirizzata, può essere decisiva in senso positivo.
Viceversa, se i livelli d’ansia superano certi livelli, il disturbo può diventare paralizzante oppure portare a fastidi fisici molto importanti o, addirittura, alla rinuncia alla prestazione sportiva stessa.
Come affrontare l’ansia da prestazione sportiva
Gli attuali studi di neoscienze e la psicologia sportiva oggi sono concordi nel dire che superare l’ansia sportiva e trasformarla in un alleato è possibile.
Lo si può vedere anche nel mondo dello sport: molto campioni sportivi dimostrano di saper gestire molto bene gli appuntamenti importanti anche sotto un profilo psicologico, mentre altri, indipendentemente dal loro valore tecnico, non riescono a rendere quanto potrebbero.
Ciò dipende proprio dalla capacità di convertire l’ansia in una alleata senza farsi travolgere dalle emozioni.
In questo senso, ci sono alcune ottime strategie da provare:
- Accettare la propria condizione è il primo passo per riuscire a superarla. Sapere che non c’è nulla di sbagliato e che non sta accadendo niente di drammatico spezza il circolo vizioso dell’ansia, che di solito si nutre di paure e fantasie e si autopotenzia.
- Accettare di non essere perfetti: che piaccia o no, la perfezione non esiste. Per quanto si possa essere bravi e per quanto si desideri raggiungere certi risultati, bisogna comunque considerare che non è possibile avere sempre tutto sotto controllo. Mille variabili su cui non si ha controllo possono frapporsi agli obiettivi e impedirne la realizzazione.
- Allenare la mente attraverso tecniche di mental training: si tratta di precisi esercizi che servono per potenziare le proprie competenze, aumentare l’autostima e l’autoefficacia, in modo da riuscire a gestire con tranquillità i momenti di eccessivo stress.
- Utilizzare il respiro: le tecniche di respiro, usate anche in altri ambiti, permettono al soggetto di calmarsi e di diminuire il ritmo cardiaco. In questo modo si spezza il circolo vizioso che genera l’ansia e si può tornare a riprendere il controllo delle proprie sensazioni.
- Usare tecniche di rilassamento muscolare: particolarmente indicate per gli sportivi sono le tecniche di rilassamento progressivo. Teorizzate da Jacobson, vengono utilizzate per riuscire ad avere consapevolezza della tensione muscolare, soprattutto nel momento in cui i picchi d’ansia provocano una tensione molto forte, di cui non sempre si è consapevoli. Questo tipo di allenamento permette di riprendere il controllo dei muscoli e di procedere a una decompressione progressiva molto lenta.