Cosa significa vivere nel qui ed ora
Velocità, raggiungimento degli obiettivi, ottimizzazione dei tempi e delle performance: in una società che non solo corre veloce ma che ci vuole reattivi, pronti, efficienti, ci capita sempre più spesso di fare più cose contemporaneamente, nell’illusione di essere migliori.
Non si tratta solo di leggere il giornale mentre facciamo colazione come capitava un tempo, quanto di vivere costantemente con la mente rivolta a qualcos’altro, senza quasi accorgersi di quello che stiamo facendo in quel momento. Con conseguenze negative per la salute e il benessere.
Vivere nel qui ed ora è una filosofia di vita che tenta di contrastare questa tendenza a voler essere multitasking a tutti i costi, un comportamento indotto dalla società, ma anche insita fisiologicamente nel nostro modo di essere.
Oggi le neuroscienze hanno scoperto, che passare continuamente con il pensiero, e di conseguenza con le azioni, da una cosa all’altra è un’abitudine inevitabile, a cui però si può porre rimedio con alcuni semplici esercizi.
Perché il cervello fatica a restare nel presente
Per quanto anch’essa influisca negativamente, non è colpa esclusivamente della rapidità della vita moderna: il nostro cervello è programmato per vagare. Si tratta di una caratteristica che, se da un lato è fondamentale per la sopravvivenza, dall’altro ci allontana dal vivere pienamente il momento presente.
Alla base di questa tendenza c’è il cosiddetto default mode network, un insieme di aree cerebrali che si attivano quando la mente non è concentrata su un compito specifico. Questa rete, che coinvolge il lobo parietale, il lobo frontale e il cingolo posteriore, è responsabile di quei momenti in cui ci ritroviamo a rimuginare sul passato o a preoccuparci per il futuro. La DMN agisce costruendo modelli mentali, simulando scenari futuri o riflettendo su esperienze passate, interferendo, a volte, con la nostra consapevolezza del momento attuale.
Dal punto di vista evolutivo, questo stato di – per così dire – vagabondaggio mentale aveva una funzione essenziale: aiutare i nostri antenati a pianificare strategie di sopravvivenza, anticipando pericoli o riflettendo su errori passati. Tuttavia, nel contesto moderno, questa tendenza si traduce spesso in stress cronico, poiché il cervello continua a simulare scenari ipotetici anche quando non ce n’è bisogno.
Un altro fattore che ostacola il radicamento nel presente è, appunto, il multitasking, un’abitudine che ci spinge a dividere la nostra attenzione tra più stimoli contemporaneamente. Studi neuroscientifici[1] dimostrano che il multitasking non solo riduce la produttività, ma frammenta anche la capacità di concentrazione, rendendo più difficile focalizzarsi su un’unica attività. Questo comportamento viene ulteriormente amplificato dall’iperconnessione digitale, con notifiche e messaggi che sollecitano continuamente il nostro cervello, distraendoci dal momento attuale.
Esistono anche aspetti psicologici più o meno marcati: la tendenza a focalizzarsi sul passato o sul futuro spesso nasce da una necessità di controllo o sicurezza. Ripensare a eventi trascorsi o anticipare situazioni future offre al cervello un’illusione di prevedibilità, ma ci priva della possibilità di vivere il presente con pienezza.
Studi neuroscientifici[2] suggeriscono che una disfunzione della rete di default, soprattutto se non bilanciata dalle reti di controllo attentivo, potrebbe contribuire a condizioni come ansia, depressione e, in casi estremi, disturbi più gravi come la psicosi.
I benefici scientifici del vivere nel qui e ora
Vivere nel qui e ora non è solo una scelta filosofica, ma una pratica che porta benefici tangibili alla salute mentale e fisica. Il radicamento nel presente ridurrebbe l’attivazione del sistema nervoso simpatico, responsabile della risposta “combatti o fuggi”, favorendo il rilassamento. Questo porta a una diminuzione dello stress cronico e dell’ansia, due condizioni strettamente collegate a uno stato di ipervigilanza verso il futuro.
Inoltre, vivere consapevolmente il momento presente migliora la capacità di concentrazione e la produttività. Quando il cervello non è continuamente distratto da pensieri vaganti, diventa più efficace nel risolvere problemi e prendere decisioni. Un altro beneficio riguarda le relazioni interpersonali: essere pienamente presenti permette di ascoltare e di interagire con gli altri senza distrazioni, migliorando la qualità delle connessioni umane.
Dal punto di vista emotivo, il presente è l’unico momento in cui possiamo sperimentare gratitudine e gioia autentiche. Coltivare questa abitudine ci aiuta a vivere una vita più soddisfacente e significativa.
Strategie per vivere nel qui e ora
Le tecniche tradizionali di yoga e meditazione o quelle più recenti come la mindfulness sono le vie preferenziali per migliorare la consapevolezza di sé e la capacità di vivere nel presente. Tuttavia, esiste un sistema più semplice e accessibile per radicarsi nel presente: la mindfulness informale. Si tratta di portare attenzione consapevole alle attività quotidiane, trasformando i gesti più comuni in momenti di presenza e connessione.
- Mindfulness durante i pasti: mangiare lentamente, concentrandosi su ogni boccone, sui sapori, le consistenze e i profumi. Questo non solo aiuta a radicarsi nel presente, ma migliora anche la digestione e il rapporto con il cibo. Grazie a questa attenzione, si possono addirittura scoprire sapori che, in genere, non sentiamo proprio a causa della distrazione.
- Osservare il respiro ovunque: non è necessario sedersi in silenzio per praticare la mindfulness. Si può semplicemente osservare il respiro mentre si aspetta in fila, durante una pausa al lavoro o anche mentre si cammina.
- Consapevolezza nei gesti quotidiani: attività come lavarsi le mani, camminare o persino riordinare la casa possono diventare occasioni per esercitare la presenza. Basta focalizzarsi sui movimenti, sui suoni e sulle sensazioni fisiche legate all’azione.
- Ascoltare con attenzione: quando si parla con qualcuno, si può praticare l’ascolto attivo concentrandosi completamente sulle parole e sulle emozioni dell’altra persona. Questo rafforza le relazioni e ci permette di essere realmente presenti nell’interazione.
- Digital detox consapevole: impostare momenti della giornata in cui spegnere lo smartphone o disattivare le notifiche aiuta a ridurre le distrazioni e a creare spazi di presenza.