Quanti giorni si può stare senza mangiare?
Il cibo, croce e delizia per l’essere umano, è da sempre al centro di dibattiti: che si tratti di diete, che si tratti di salute e benessere, le scelte alimentari sono molto importanti per il nostro organismo, oltre che per il pianeta.
Sebbene oggi la scienza ci ha dia la possibilità di analizzare i comportamenti alimentari e di avere indicazioni che vanno oltre le credenze popolari, ci sono ancora casi in cui ci sono opinioni discordanti.
Uno di questi è quello che riguarda il digiuno: sebbene tradizionalmente il digiuno sia una pratica molto utilizzata nelle società per motivi sia culturali sia religiosi, oltre che di purificazione del corpo, e sebbene oggi vi siano diete che traggono spunto da ciò, come il digiuno intermittente, è altrettanto vero che una esagerata astensione dal cibo può avere conseguenze negative sulla salute.
Non è raro, dunque, che le persone si chiedano quanti giorni si può stare senza mangiare e quali conseguenze ci siano per chi non mangia per parecchio tempo.
Come funziona il nostro organismo
Il cibo e l’acqua sono componenti essenziali per il nostro organismo, in quanto forniscono l’energia e l’idratazione necessaria a compiere una serie di funzioni vitali.
Quando si mangia, il cibo inizia a essere scomposto durante la masticazione: viene ridotto in pezzi più piccoli, quindi, mescolandosi agli enzimi presenti nella saliva, viene predisposto per la digestione degli amidi. Una volta ingerito, il cibo raggiunge l’esofago, quindi lo stomaco, dove gli acidi e gli enzimi proseguono nella scomposizione. Ciò influisce soprattutto sulla decomposizione delle proteine.
A seconda del cibo che viene ingerito, il processo può durare dalle due alle sei ore. Dopodiché il cibo parzialmente digerito passa nell’intestino tenue, dove vengono assorbiti i nutrienti: gli zuccheri semplici, gli aminoacidi e i grassi vengono assorbiti nel flusso sanguigno, permettendo alle cellule di svolgere le funzioni vitali.
Cosa succede quando si rimane senza cibo
Quando l’organismo non riceve l’alimentazione ottimale, inizia un adattamento che provoca il rallentamento del metabolismo per risparmiare energia. Per sopperire alla mancanza di cibo, in primo luogo vengono utilizzare le riserve di glucosio immagazzinate nel fegato. Una volta che queste riserve si sono esaurite, il corpo inizia a bruciare grassi, in un processo che si chiama chetosi.
È questo il meccanismo su cui si basano diete come il digiuno intermittente: infatti, dopo alcune ore di digiuno l’organismo brucia i grassi e permette la perdita di peso. Tuttavia, i digiuni prolungati, soprattutto se superano i due-tre giorni, possono portare effetti negativi.
Infatti, la chetogenesi può supportare l’organismo per un certo periodo di tempo, dopo il quale il corpo inizia a metabolizzare le proteine muscolari per ottenere energia: ciò può provocare gravi danni agli organi e altri problemi di salute.
Le conseguenze della privazione di cibo
La privazione di cibo non porta solo danni di tipo fisico, ma anche di tipo mentale. Non avere un apporto energetico sufficiente può causare alterazioni dell’umore e provocare irritabilità, ansia e depressione.
Inoltre, la mancanza di nutrienti essenziali può avere un’influenza negativa anche sulle funzioni cerebrali così da sviluppare difficoltà di concentrazione e confusione.
Tutto ciò può aumentare il rischio di disturbi alimentari e peggiorare condizioni psicologiche preesistenti.
Anche la tendenza ad essere arrabbiati sembra aumentare quando si ha fame: il termine hangry, nato dalla crasi delle parole inglesi hungry, che significa “affamato”, e angry, “arrabbiato”, fa riferimento proprio a questa correlazione.
Alcuni studi[1] [2] avrebbero infatti rilevato un collegamento diretto tra l’aumento dei livelli di fame e l’aumento dell’irritabilità e della rabbia: da segnalare che ciò non avverrebbe solo nell’uomo, ma anche in altre specie animali.
Per quanto tempo si può stare senza mangiare?
Alla luce di quanto detto, si può concludere che dopo due-tre giorni di digiuno le condizioni dell’organismo iniziano a peggiorare e iniziano ad instaurarsi situazioni sempre più critiche. Ciononostante, ciò non significa che non si sopravviva. Esistono esempi, per quanto estremi, di persone che sono sopravvissute anche settimane senza mangiare.
Tuttavia, non è possibile dare una risposta univoca su quanti giorni si può stare senza mangiare, in quanto molto dipende da una combinazione di fattori. La salute generale, l’età, le condizioni ambientali, le riserve energetiche, come il grasso presente nel corpo, e i livelli d’idratazione sono tutti elementi che non possono essere tralasciati.
In genere, infatti, è l’idratazione l’elemento a cui non si può rinunciare: senz’acqua la sopravvivenza diventa molto più critica.
Secondo gli esperti, un essere umano può sopravvivere da tre a cinque giorni senza idratazione: non si intende solo acqua o liquidi, ma anche alimenti che possono sopperire alla mancanza di idratazione come frutta e verdura. La privazione totale di sostanze che idratano interrompe una serie di funzioni vitali, tra cui non solo la funzionalità degli organi vitali, ma anche la regolazione della temperatura corporea, la digestione e l’assorbimento dei nutrienti, etc.
Anche in questo caso, tuttavia, per determinare esattamente quanto tempo si può rimanere senza idratazione vanno considerati diversi fattori, tra cui condizioni di salute, età, sesso, livello di attività fisica e clima. Se si fa molta attività fisica e in condizioni di caldo estremo, il tempo di sopravvivenza si riduce drasticamente, in quanto il corpo perde fluidi più rapidamente.