Come distinguere l’ansia da problemi cardiaci
L’ansia è una componente sempre più presente nelle giornate di molte persone. Se da una parte è una risposta fisiologica dell’organismo, dall’altra quando diventa molto frequente o quando presenta sintomi particolarmente disturbanti può intaccare il benessere generale e peggiorare la qualità della vita.
In alcune situazioni, i sintomi dell’ansia possono essere confusi con quelli di un attacco cardiaco e dar luogo a un circolo vizioso in cui la preoccupazione per la propria salute potenzia ulteriormente l’ansia.
Sebbene generalmente la consapevolezza che si tratti di ansia non è sufficiente a sedarla, è comunque utile saper riconoscere i sintomi e distinguerli da quelli di un problema cardiaco.
Che cos’è ansia
L’ansia è una reazione del sistema nervoso che, di fronte a un pericolo, reale o temuto, innesca una serie di risposte caratterizzate da tensione psicofisica.
Il termine ansia, che ha origine dal verbo latino angĕre, che significa stringere, viene utilizzato per definire sia degli stati d’animo fisiologici, come l’ansia fisiologica, sia stati d’animo patologici.
Di base, infatti, l’ansia è uno stato d’animo positivo che ha la funzione di mettere in allarme l’organismo e attivare delle risposte utili ad affrontare il pericolo. L’ansia che si avverte prima in un esame o di fronte a una prova importante è utile a stimolare l’organismo e il cervello a impegnare tutte le risorse per dare il meglio di sé. Quando però supera certi livelli e, anziché stimolare, porta alla fuga o, viceversa, blocca, diventa disfunzionale, tanto da essere considerata ansia patologica.
La teoria di MacLean sul cervello trino
Secondo la teoria di MacLean (1985) il cervello sarebbe suddiviso in tre parti: cervello rettiliano, cervello paleomammaliano e cervello cognitivo. Il cervello rettiliano, che è quello più antico, ha la funzione di tutelare la sopravvivenza e governa gli istinti per rispondere ai bisogni primari. Sarebbe questa la parte del cervello che attiva l’ansia come risposta a determinati stimoli.
Il cervello paleomammaliano sarebbe quello preposto alla memoria e dall’emotività, mentre quello cognitivo, detto anche razionale, è quello che permette una serie di funzioni più elaborate, come l’apprendimento, la socialità, il linguaggio, etc.
Tuttavia, ci possono essere delle situazioni in cui i tre livelli del cervello non collaborano in modo del tutto funzionale.
In seguito a un trauma o in condizioni di stress, può capitare che la risposta istintiva generata dal cervello rettiliano non sia corrispondente al pericolo temuto. È qui che si genera l’ansia patologica.
Per esempio, la reazione di spavento in seguito a un rumore forte è una reazione naturale e istintiva generata dal cervello rettiliano con lo scopo di proteggere da un potenziale pericolo: per l’uomo primitivo, infatti, poteva rappresentare un pericolo reale generato da un tuono o da una bestia feroce.
Chi soffre di stress post-traumatico, per esempio in seguito a un evento come un’esplosione o un bombardamento, potrebbe vivere una sensazione di ansia molto forte nel momento in cui si trovasse esposto a un rumore altrettanto forte come il passaggio di un aereo o della metropolitana.
In questo caso, la mancata integrazione tra le informazioni possedute dal cervello emotivo e cognitivo rispetto alla reazione scatenata dal cervello rettiliano ha un effetto disfunzionale, provocando i tipici sintomi dell’ansia o, nei casi più intensi, dell’attacco di panico.
Tuttavia, nuovi studi hanno presentato delle obiezioni al modello neuroscientifico di MacLean che tendono a sostituire il concetto di cervello trino con cervello adattivo. È auspicabile che una maggiore comprensione delle dinamiche del cervello umano sia utile a trovare le soluzioni più adatte al contrasto dell’ansia patologica.
I sintomi dell’ansia
I sintomi dell’ansia sono numerosi e possono attivarsi contemporaneamente o meno. Si possono dividere in tre grandi gruppi: sintomi cognitivi, sintomi comportamentali e sintomi fisici.
Anche le dinamiche con cui si presentano non sono sempre le stesse e non seguono sempre lo stesso schema.
Può succedere, infatti, che le manifestazioni fisiche siano le prime a comparire: in risposta a queste sensazioni sgradevoli possono comparire anche sintomi cognitivi, come senso di vuoto mentale, senso di allarme, pensieri negativi, etc., che potenziano il circolo dell’ansia. Può però accadere anche che intervenga prima il senso di allarme o un’altra sensazione sgradevole che attiva i sintomi fisici.
A ciò si aggiungono, poi, i sintomi comportamentali ovvero quelle azioni di protezione o di evitamento che vengono attivate per proteggersi dall’ansia ma che spesso non fanno altro che potenziarla.
I sintomi fisici dell’ansia
Le manifestazioni fisiche e fisiologiche dell’ansia sono piuttosto comuni e comprendono:
- Tensione muscolare
- Aumento della sudorazione
- Palpitazioni
- Senso di oppressione
- Aumento del battito cardiaco
- Formicolio agli arti
- Nausea
Molti di questi sintomi possono essere confusi con un attacco di cuore, tanto più che nel momento massimo dell’ansia è facile perdere di lucidità e la paura che si tratti di una condizione pericolosa potenzia l’ansia stessa.
Distinguere i sintomi: ansia o attacco cardiaco?
Quando si tratta di distinguere tra ansia e un attacco cardiaco, conoscere le specificità dei sintomi può essere di grande aiuto. Entrambe le condizioni possono manifestarsi con sintomi intensi, ma ci sono alcune differenze.
- Natura del dolore: l’ansia può causare palpitazioni e una sensazione di battito cardiaco accelerato o irregolare, ma raramente provoca un vero e proprio dolore toracico. Al contrario, un attacco cardiaco è spesso accompagnato da un dolore acuto e persistente al centro del petto, che può irradiarsi verso braccio sinistro, spalle, collo, mandibola o schiena.
- Durata e sviluppo dei sintomi: i sintomi dell’ansia possono presentarsi gradualmente o improvvisamente e tendono a durare più a lungo, a volte per ore o giorni, fluttuando in intensità. In genere, il picco dell’ansia e gli attacchi di panico hanno una durata massima di mezz’ora. Non è escluso che possano ripresentarsi dopo breve tempo, ma mantenendo un andamento altalenante. In contrasto, i sintomi di un attacco cardiaco di solito si sviluppano rapidamente e sono persistenti, aumentando rapidamente in severità.
- Sintomi accompagnatori: sebbene entrambe le condizioni possano provocare sudorazione e nausea, l’ansia è spesso associata a sintomi psicologici come paura intensa, preoccupazione e sensazione di perdita di controllo, che non sono tipici di un attacco cardiaco. Un attacco cardiaco, invece, può includere sintomi come affaticamento insolito, debolezza improvvisa e una sensazione di malessere generale molto marcata.
- Reazione ai trattamenti: i sintomi dell’ansia possono essere mitigati attraverso tecniche di respirazione profonda, rilassamento muscolare progressivo o l’uso di ansiolitici, che devono però essere assunti esclusivamente sotto prescrizione medica. I sintomi di un attacco cardiaco, tuttavia, non rispondono a tali interventi e richiedono immediata assistenza medica.
Riconoscere queste differenze non solo può aiutare a gestire meglio l’ansia, ma è anche fondamentale per identificare quando è necessario un intervento medico per un sospetto attacco cardiaco. In caso di dubbio, è sempre meglio rivolgersi al proprio medico.