Dieta ancestrale: che cosa si intende e che benefici ha per la salute
La dieta ancestrale è un regime alimentare che si basa su un principio semplice ma profondamente radicato nella nostra storia: mangiare come facevano i nostri antenati prima che la produzione alimentare diventasse industriale.
Questa scelta alimentare, molto distante dai cibi che subiscono lunghi ed elaborati processi di preparazione e che oggi sono sempre presenti sulle nostre tavole, invita a ritornare all’alimentazione delle origini, al fine di migliorare la salute e proteggere l’ambiente.
Gli alimenti utilizzati, infatti, devono essere naturali, interi e non manipolati geneticamente.
Che cos’è la dieta ancestrale
Nel corso dei secoli e con i progressi tecnologici, l’alimentazione umana ha subito cambiamenti radicali: ricerca di maggiore comodità, possibilità di conservare più a lungo i cibi e desiderio di novità spesso hanno influenzato le diete di tutti noi, portando a una vera e propria trasformazione degli alimenti.
L’alimentazione ancestrale, al contrario, propone un ritorno a quegli alimenti che sono stati alla base del sostentamento umano per molti secoli.
Questa filosofia alimentare, dunque, non solo rifiuta i prodotti ultra-processati, ricchi di zuccheri aggiunti e grassi, ma valorizza anche la qualità e l’origine degli alimenti, dando preferenza a carni allevate al pascolo, pesce pescato in natura, latticini biologici, verdure, frutta e grassi derivati da fonti sostenibili.
La scienza moderna inizia a confermare l’ipotesi secondo la quale alimentarsi secondo natura sia più sano: secondo studi recenti, una dieta ricca di cibi processati avrebbe un legame con un aumento dei rischi per la salute, mentre un’alimentazione che riflette abitudini più tradizionali porterebbe con sé benefici, quali una migliore composizione corporea, una ridotta infiammazione e un miglioramento della salute mentale e del benessere generale.
Inoltre, scegliere questo regime alimentare comporta un’interpretazione più consapevole dell’alimentazione stessa: in questo modo, si favorisce non solo la salute individuale ma anche quella del pianeta, supportando pratiche agricole sostenibili e riducendo il consumo di risorse naturali.
Le differenze tra la dieta ancestrale e la dieta moderna
Il concetto di dieta ancestrale si fonda su una verità semplice: per millenni, l’umanità ha consumato alimenti forniti direttamente dalla terra e dal mare senza l’intervento di processi industriali che alterano la composizione originaria degli alimenti. Questa dieta varia considerevolmente in base alla geografia e alla cultura, con alcuni popoli che si nutrivano principalmente di pesce e frutti di mare, mentre altri basavano la loro alimentazione su carni rosse, frutta, verdura e latticini.
Nonostante queste differenze, tutti questi regimi alimentari ancestrali condividevano caratteristiche fondamentali: l’utilizzo di alimenti completi e non processati e una dieta composta principalmente da carni, verdure, frutti e, in molti casi, organi interni degli animali, noti per la loro densità nutrizionale.
Al contrario, la dieta moderna, con il suo alto contenuto di zuccheri aggiunti, oli vegetali raffinati e cibi ultra-processati, si allontana drasticamente da questo modello, contribuendo a un aumento delle malattie croniche come l’obesità, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiache.
Alimenti base della dieta ancestrale
La dieta ancestrale è costituita da quegli alimenti che i nostri antenati raccoglievano, cacciavano e pescavano prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva e dell’industrializzazione alimentare.
- Carni di animali alimentati a erba e pollame: le carni provenienti da animali allevati all’aperto, alimentati a erba e non trattati con antibiotici o ormoni, sono una fonte primaria di proteine di alta qualità, grassi salutari, vitamine (in particolare le vitamine B e D) e minerali essenziali come il ferro e lo zinco.
- Pesce non da allevamento: il pesce pescato in ambienti naturali, specialmente le varietà grasse come il salmone, le sardine e il merluzzo, è ricco di acidi grassi omega-3, noti per le loro proprietà antinfiammatorie e per il supporto alla salute del cervello e del cuore.
- Latticini biologici e crudi: i latticini ottenuti da animali allevati al pascolo e non trattati offrono una gamma ricca di nutrienti, inclusi probiotici naturali, grassi salutari, calcio e vitamine liposolubili. Il consumo di latticini non pastorizzati, dove legalmente disponibile e sicuro, può ulteriormente aumentare il profilo nutrizionale, introducendo batteri benefici per la salute intestinale.
- Frutta e verdura: gli alimenti vegetali, consumati secondo stagionalità e varietà, sono fondamentali per fornire fibre, vitamine, minerali e una vasta gamma di fitonutrienti e antiossidanti che supportano la disintossicazione, la salute cellulare e la riduzione dell’infiammazione.
- Alimenti fermentati: prodotti come kefir, crauti, kimchi e kombucha, ricchi di probiotici, possono avere un ruolo molto importante nel mantenere l’equilibrio e la diversità del microbioma intestinale, contribuendo alla salute digestiva e al rafforzamento del sistema immunitario.
- Cereali e legumi: sebbene alcune interpretazioni della dieta ancestrale limitino il consumo di cereali e legumi, le versioni più flessibili includono questi alimenti, soprattutto se provenienti da varietà antiche e preparati tramite processi che ne migliorano la digeribilità, come l’ammollo e la fermentazione.
- Oli non raffinati e grassi animali: grassi di qualità come l’olio di oliva extra vergine, l’olio di cocco, l’olio di avocado e i grassi animali da fonti sostenibili sono preferiti per la cottura e per condire, in quanto forniscono acidi grassi essenziali e contribuiscono a un maggiore assorbimento delle vitamine liposolubili presenti in altri alimenti della dieta ancestrale.
La scelta di alimenti prodotti localmente, sostenibili e di stagione, laddove possibile, rafforza ulteriormente il legame con il modello alimentare dei nostri antenati, promuovendo un sistema di alimentazione che sostiene la salute del nostro corpo e del pianeta.
I benefici per la salute della dieta ancestrale
Se gestita opportunamente, la dieta ancestrale può avere importanti vantaggi per la salute e per il benessere generale.
Riduzione del peso corporeo
Ridurre cibi processati e zuccherati e, viceversa, aumentare il consumo di alimenti integrali e nutrienti sono scelte che possono avere un impatto significativo sulla composizione corporea. Le diete ricche di cibi naturali e non processati sarebbero, infatti, associate a una minore incidenza dell’obesità e a un miglior controllo del peso, grazie anche al loro effetto saziante.
Miglioramento della salute intestinale
Gli alimenti promossi dalla dieta ancestrale sono essenziali per il sostegno di un microbioma intestinale sano. Alimenti fermentati come kefir, crauti e kimchi, insieme a una varietà di fibre provenienti da frutta e verdura, possono favorire la crescita di batteri benefici, che migliorano la digestione e l’assorbimento dei nutrienti e riducono l’infiammazione sistemica.
Riduzione dell’infiammazione
L’infiammazione cronica è stata collegata a molte malattie moderne, inclusi il diabete, le malattie cardiache e alcune forme di cancro. La dieta ancestrale, ricca di cibi antinfiammatori come il pesce ricco di omega-3, verdure a foglia verde e alimenti ricchi di antiossidanti, può contribuire significativamente alla riduzione dell’infiammazione sistemica.
Miglioramento della qualità della vita
Il legame tra dieta e salute mentale sta ricevendo una crescente attenzione scientifica. Gli alimenti ricchi di nutrienti, essenziali per il funzionamento ottimale del cervello, sono un pilastro della dieta ancestrale. Una dieta bilanciata, che evita i picchi glicemici dei cibi ultra-processati e privilegia fonti di grassi salutari, può avere effetti benefici sull’umore e sulla salute mentale, contribuendo a ridurre l’ansia e la depressione.
Costi e critica sociale – il cibo come status symbol
Indubbiamente, la produzione artigianale (sana) ha purtroppo costi maggiori rispetto a quella industriale (meno sana). La qualità del cibo, ovvero la qualità della propria salute- siamo quello che mangiamo (Ludwig Feuerbach) -, rappresenta uno status symbol che ormai in pochi, per questioni di tempo e risorse economiche, possono permettersi di prendere in considerazione.
Non sorprende, amaramente, che l’aumento delle persone soggette ad obesità sia legata strettamente alle possibilità economiche, ma è paradossale che poi la collettività (lo Stato) debba prendersene cura, quando lo Stato stesso tollerata fast-food (società estere che forse pagano le tasse in Italia) che regalano cascate di bibite gassate, ma fanno pagare l’acqua.