Osteopatia biodinamica: che cos’è e quali sono i suoi vantaggi
L’osteopatia è una disciplina ormai riconosciuta ufficialmente: negli ultimi anni, finalmente, si sono introdotte delle normative che hanno permesso di regolamentarla. Molto utile per affrontare una serie di disturbi, oggi è considerata valida anche da un punto di vista scientifico.
L’osteopatia biodinamica è una pratica terapeutica che fa parte dell’osteopatia stessa: sebbene sia meno conosciuta, ha degli aspetti particolarmente interessanti, in quanto è studiata per portare il corpo ad autocorreggersi e ad attivare un processo di autoguarigione corporea. I suoi principi si fondano sulla teoria olistica, in base alla quale tutte le parti del corpo sarebbero interconnesse e lavorerebbero assieme.
Come nasce l’osteopatia biodinamica
L’osteopatia biodinamica nasce a fine ‘800, grazie all’approccio olistico offerto alla medicina da due studiosi, W.G. Sutherland e A.T. Still, considerati i fondatori dell’osteopatia.
Da una parte, Sutherland studiò e descrisse per primo il cosiddetto Meccanismo Respiratorio Primario, in quanto egli pensava che fosse influenzato da forze esterne che chiamava “Respiro di Vita”.
Still, invece, si concentrò su quelle che riteneva fossero le leggi di vita primordiali dell’uomo: in quest’ottica il trattamento manuale, che sarà poi quello tipico dell’osteopatia, aveva la funzione di stimolare i processi di autocorrezione del corpo, dando luogo all’autoguarigione.
Va tenuto conto che le teorie di Sutherland e Still si inserivano in un periodo storico in cui, al contrario, la medicina si concentrava su teorie e procedure più meccaniche. Proprio per questo i principi dell’osteopatia furono da una parte considerati rivoluzionari ma, dall’altra, anche molto criticati.
Le teorie dei due studiosi vennero poi riprese da James Jealous, che sviluppò la visione biodinamica dell’osteopatia nel campo cranico, già teorizzata da Sutherland.
Che cos’è l’osteopatia biodinamica
L’Osteopatia biodinamica si base sulle teorie olistiche e sulla credenza nell’autoguarigione.
Sutherland riteneva che il meccanismo respiratorio primario fosse in grado di influenzare la salute del paziente e, quindi, di influire sulle tempistiche legate alla guarigione, o meglio autoguarigione, del paziente. La salute ed il meccanismo respiratorio primario, infatti, secondo Sutherland, sarebbero due elementi legati tra di loro.
Ci sarebbero nell’organismo delle forze embrionali che si accendono al momento della nascita e che dettano i tempi di sviluppo al sistema nervoso centrale e continuano a lavorare anche nell’individuo adulto.
Il tessuto connettivo, in particolare, giocherebbe un ruolo fondamentale nel trasmettere informazioni lungo tutto l’organismo: la capacità di produrre un equilibrio interiore viene chiamata omeostasi.
Nel momento in cui si verifica un’interruzione della comunicazione all’interno del tessuto connettivo, come per esempio a causa di un trauma, le informazioni verrebbero interrotte, o comunque danneggiate, in tutto il corpo.
L’organismo, in tale situazione, cercherebbe di trovare autonomamente una risoluzione e proverebbe a mantenere attiva l’omeostasi.
Uno stato di questo genere viene chiamato dall’osteopatia biodinamica “lesione osteopatica” e non viene considerata come un danno limitato all’organo che ha subito il trauma, ma esteso all’intero organismo.
Pertanto, l’obiettivo dell’osteopatia biodinamica non è quello di guarire il punto specifico che ha subito la lesione, ma migliorare il benessere generale, che ha patito un’interruzione della corretta comunicazione.
L’osteopata aiuta il paziente favorendo la capacità dell’organismo di ripristinare la comunicazione interna, portandolo in quello che viene chiamato “stato di Neutro”, ovvero una condizione nella quale le forze auto regolatrici del paziente sono in grado di riequilibrare il sistema, riparando le lesioni o portandole in una condizione meno dispendiosa per il sistema.
Inoltre, Sutherland durante i suoi studi notò che la struttura delle articolazioni tra le ossa sembrava essere progettata per il movimento. Fino ad allora, si pensava che le articolazioni del cranio non si muovessero. Attraverso anni di ricerca sperimentale riuscì a provare che tra le ossa craniche si verifica un movimento preciso, anche se lieve.
Da qui nacque il trattamento osteopatico in campo cranico (OCF): attraverso una lieve pressione attorno al cranio, l’osteopata sarebbe in grado di stimolare la capacità del corpo di allentare le tensioni e ridurre lo stress.
L’osteopatia in campo cranico
L’osteopatia in campo cranico utilizza l’interrelazione tra le varie parti del corpo.
Il plesso coroideo è un’area situata nel cervello, la quale secerne il cosiddetto liquido cerebrospinale (CSF). Si tratta di un liquido che circonda il cervello e si estende nel midollo spinale e nel sistema nervoso formando, secondo Sutherland, una sorta di onda.
La mobilità delle ossa craniche, delle vertebre e dell’osso sacro asseconda questa onda facendo sì che tale fluido offra il nutrimento necessario al sistema nervoso.
A sua volta, il sistema nervoso, attraverso i nervi, influenza il comportamento di ogni cellula: per questo motivo, l’osteopata, agendo sulle ossa craniche con una leggera pressione, è in grado di aiutare la connessione tra le parti del corpo, sciogliere i blocchi provocati dalle lesioni o la tensione dovuta allo stress. Per questo motivo, il trattamento osteopatico cranico può essere considerato olistico in quanto agisce sull’intero organismo benché la manipolazione dell’osteopata avvenga su un punto specifico.
Oltre all’osteopatia in campo cranico, le manipolazioni possono avvenire anche in altre parti del corpo, come l’osso sacro, la colonna vertebrale, l’addome e le caviglie: anche in questi casi, attraverso le mani lo specialista cerca di riattivare il fluido corporeo e ristabilire l’equilibrio interno. Ciò dovrebbe favorire la possibilità dell’organismo di attuare l’autoguarigione e di contrastare gli squilibri che potrebbero essere sorti anche in un tempo remoto.
I campi di applicazione dell’osteopatia biodinamica sono numerosi. Poiché si tratta di un metodo che non ha controindicazioni, può essere usato sia con gli adulti sia con i bambini. In particolare, viene utilizzata per disturbi legati a problematiche neonatali, disfunzioni strutturali e funzionali, disturbi legati alla gravidanza e al post partum, disturbi creati dallo stress, dall’ansia e dalla depressione, dolori generalizzati e legati all’area addominale.