Genitori di piccoli atleti: come comportarsi in modo sportivo
Ormai sono notizie che, purtroppo, non destano nemmeno più stupore. I genitori che si picchiano durante le competizioni sportive dei propri figli, gli insulti, le risse, persino gli atteggiamenti razzisti sono situazioni frequenti sui campi da calcio, ma non solo.
È sufficiente scorrere le cronache locali o partecipare come spettatore alle competizioni delle categorie giovanili per rendersi conto che la violenza verbale e fisica non rappresentano un evento raro ma spesso un atteggiamento considerato normale.
Eppure, la sportività, nel senso più ampio del termine, dovrebbe essere proprio l’opposto: quello che oggi viene chiamato fair play non dovrebbe essere visto come un evento degno di nota ma dovrebbe rappresentare la normalità.
Comportamento sportivo: che cosa significa fair play
Fair play letteralmente significa “gioco corretto” ed è un concetto di origine anglosassone, che si è diffuso a partire dall’Ottocento per trasmettere il valore della correttezza proprio nello sport. Con il tempo si è diffuso anche in altri ambiti, come quello politico o finanziario.
Tuttavia, solo nel 1992 è stato trasformato in un documento, ovvero il Codice Europeo di Etica Sportiva, il quale, sebbene non contenga delle regole vere e proprie, offre un quadro di riferimento valoriale.
L’importanza del fair play o comunque di un atteggiamento sportivo è sempre più evidente per contrastare fenomeni come il bullismo e il razzismo che continuano a essere troppo presenti nella nostra società, nonostante l’attenzione che viene posta dalla scuola e dalle istituzioni verso questi fenomeni.
Poiché l’esempio principalmente viene dalla famiglia e dalla scuola, è bene che siano i genitori per primi, oltre a figure come gli allenatori e gli insegnanti, ad assumere un comportamento corretto, trasmettendo ai propri figli i valori di sportività e di etica.
Il vademecum dei principi sportivi a cui attenersi
La massima secondo la quale l’importante non è vincere ma partecipare è molto conosciuta, ma poco rispettata. Quando si tratta di giocare, spesso, non c’è fair play che tenga e il desiderio di vincere spazza via qualunque valore.
Spesso ad essere protagonisti di questi atteggiamenti sono proprio gli adulti, forse perché proiettano sui figli o sugli allievi un desiderio di rivalsa per qualcosa che loro stessi non sono riusciti a raggiungere.
Tuttavia, correggere questi comportamenti e seguire delle regole che portino a vivere davvero in modo sportivo le competizioni è un segnale importantissimo nell’educazione dei giovani sportivi.
1. Ricordare sempre che l’obiettivo è divertirsi e non vincere
Lo sport è una attività salutare che aiuta il giovane a formarsi fisicamente e mentalmente. Tuttavia, soprattutto nelle competizioni che pure vanno affrontate con impegno e serietà, l’importante è veramente divertirsi più che ottenere vittorie.
Avere questo a mente, da parte del genitore quanto dell’allenatore, è fondamentale per affrontare ogni situazione di gioco con la giusta prospettiva.
Ai ragazzi dovrebbe giungere anche il messaggio che la sconfitta può avere dei risvolti positivi e deve essere interpretata come un importante percorso di crescita.
Il comportamento sportivo sarà utile non solo quando si fa sport, ma anche nell’affrontare le situazioni critiche della quotidianità.
2. L’impegno sportivo deve essere in armonia con tutto il resto
La serietà e l’impegno nello sport sono molto importanti non solo per ottenere risultati ma anche per aiutare il ragazzo a crescere e a formarsi.
Le attività sportive devono essere vissute in armonia con gli altri impegni scolastici e famigliari, in modo tale da rappresentare un completamento sereno della giornata.
È bene che il genitore ponga attenzione su questi aspetti osservando se il comportamento del ragazzo mostri qualche disagio.
Talvolta gli adulti, senza accorgersene, chiedono troppo ai ragazzi, costringendoli a vivere l’impegno sportivo come un obbligo, facendo perdere la passione verso tale sport.
3. Seguire l’attività sportiva con discrezione senza intromettersi nelle decisioni che non spettano al genitore
Nello sport, così come in ogni altro settore della vita, è positivo che il genitore segua i propri figli e sia al corrente di ciò che vivono.
Tuttavia, il genitore deve anche saper stare al proprio posto evitando di intromettersi in questioni che non lo riguardano. È bene per esempio che non faccia commenti negativi sulle scelte dell’allenatore e che non pretenda di sovrapporsi ad altri più titolati di lui in un certo ruolo.
4. Trasmettere con l’esempio il rispetto dell’altro
Il rispetto, più che a parole, si trasmette con l’esempio. Ciò inizia dalle piccole cose, come per esempio arrivare puntuale agli allenamenti, avere cura delle strutture e degli oggetti comuni, preoccuparsi che ogni scelta tenga conto del benessere di tutti e non solo del proprio, etc.
A maggior ragione, il rispetto deve essere mostrato nelle situazioni più impegnative, come durante una competizione. Il rispetto comprende anche un comportamento sportivo nei confronti delle decisioni dell’arbitro e dell’allenatore anche quando non le si condivide o quando si pensa di avere subito un torto. Al limite, una volta terminata la competizione si possono chiedere educatamente spiegazioni.
5. Rendersi conto quando si sta per fare un commento razzista o sessista
Purtroppo, la nostra mentalità è ancora intrisa di preconcetti razzisti e sessisti. Se un tempo a certe affermazioni non si dava peso perché rappresentavano il pensiero comune, oggi fortunatamente non è più così e ci si inizia a rendere conto che certe espressioni contengono messaggi pericolosi.
Non si tratta esclusivamente di rispettare quello che viene chiamato “politicamente corretto”, ma di comprendere che continuare a utilizzare un linguaggio scorretto e talvolta persino offensivo porta a diffondere opinioni che possono concretizzarsi con veri atti di razzismo o sessismo.
I bambini, in genere, non vedono le differenze di etnia o di genere e, comunque, non le interpretano come una diversità. Spesso sono proprio gli adulti con i loro atteggiamenti a trasmettere messaggi scorretti.
I fenomeni di bullismo che spesso si segnalano nelle scuole così come negli ambienti sportivi traggono forza dall’esempio violento, sia fisico sia verbale, degli adulti.
6. Saper chiedere scusa
Frustrazioni, nervosismi, insoddisfazioni personali possono dare luogo a episodi di intolleranza e di violenza più o meno gravi. Anche quando non sembrano esserci conseguenze concrete, è opportuno che ci si renda conto che il proprio comportamento non è adeguato alla situazione e che lo si riconosca.
Nella nostra società spesso ci si trincera dietro a giustificazioni poco credibili e si dà la colpa al fraintendimento.
Ammettere di aver sbagliato e chiedere semplicemente scusa sono atteggiamenti utili a trasmettere ai ragazzi l’importanza dell’autocritica e dell’accettazione dei propri errori.