Ghiandola pineale: davvero è la sede dell’anima?
Si dice che l’anima abbia una sede nel nostro corpo. A differenza di quello che si potrebbe pensare, non è il cuore, organo fondamentale per vivere ma non strettamente legato ai sentimenti come l’immaginario collettivo racconta.
Sarebbe, invece, il cervello, o, meglio, la ghiandola pineale, che si trova in esso, ad essere l’organo nel quale trova la sua sede l’anima.
Conosciuta già nell’antichità, questa piccola ghiandola è un organo situato nel corpo umano, più precisamente nel cervello, ed è responsabile del controllo del ritmo circadiano grazie allo stimolo che dà alla produzione di melatonina. È un organo davvero molto piccolo: si calcola che la sua dimensione non superi il centimetro di lunghezza e il mezzo centimetro di larghezza.
Tuttavia, sebbene il suo peso non raggiunga nemmeno il grammo, la sua importanza sarebbe notevole.
L’attivazione della ghiandola pineale è infatti molto utile per la produzione di melatonina, la quale è un ormone importantissimo per il nostro benessere.
Al di là di questi aspetti che stanno trovando conforto scientifico in molti studi, vi sono anche credenze mistiche, spesso legate a religioni o filosofie antiche che ritengono che in questa parte del corpo abbia sede proprio lo Spirito. Non per nulla spesso viene chiamata con termini quali “pigna magica”.
La ghiandola pineale e l’anima secondo Cartesio
Nell’antichità quest’ organo, che corrisponde all’epifisi, ovvero a una ghiandola situata nel cervello e dalla forma di una piccola pigna, era già conosciuta e osservata sotto molti punti di vista.
Proprio la sua forma, che già era stata individuata da Galeno nel II secolo d.C., diede origine al termine pineale, che deriva appunto da “pigna”.
Nella cultura occidentale il primo a pensare alla ghiandola pineale come sede dell’anima fu Cartesio. Il filosofo francese, vissuto nel XVII secolo, parlò in modo diffuso della ghiandola pineale e ne diede un’interpretazione metafisica.
Nel suo trattato De homine, Cartesio sosteneva convintamente che non potesse esserci nel corpo umano un altro luogo dove potesse avere sede l’anima se non in questa ghiandola: questa convinzione nasceva dall’analisi fisica del cervello. Il filosofo aveva infatti notato come nel cervello l’emisfero destro e quello sinistro sono pressoché speculari, con delle aree doppie. L’epifisi, invece, sarebbe un organo unico, senza un corrispondente in altre aree.
Per questo motivo, Cartesio avrebbe pensato che lì potessero concentrarsi le informazioni. Inoltre, avrebbe fatto propendere il filosofo per questa opinione anche il fatto che sia l’unica parte solida del cervello e che si trovi in mezzo ai due emisferi.
La ghiandola pineale: anima e terzo occhio
Prima ancora di Cartesio, nelle culture antiche la ghiandola pineale era interpretata e persino rappresentata come il terzo occhio, ovvero l’occhio della mente.
Gli Egizi, per esempio, collocavano un occhio proprio nel punto in cui ci sarebbe l’epifisi. Ciò avviene anche in altre tradizioni spirituali, come, per esempio, con i chakra: il sesto chakra, che corrisponde al chakra della luce o del terzo occhio, viene collocato e rappresentato nella parte centrale della fronte, tra le sopracciglia, ovvero in corrispondenza della ghiandola pineale.
Il sesto chakra o chakra del terzo occhio
I chakra rappresentano una complessa struttura energetica teorizzata nelle filosofie orientali, in particolare quelle indiane: essi sarebbero dei veri e propri centri energetici presenti nel nostro organismo, stimolati con pratiche come quello dello yoga e della meditazione.
Il termine chakra, di origine sanscrita, significa “ruota”. I chakra rappresentano dei vortici di energia collocati nel corpo umano in modo tale da formare un vero e proprio percorso energetico che permette all’energia vitale, detta prana, di incanalarsi e scorrere favorendo le varie attività dell’organismo.
Nel corpo ce ne sarebbero moltissimi – fino a 114 diversi – ma i principali sarebbero 7 situati lungo la colonna vertebrale:
- Muladhara è chakra della terra o della radice: il nome è composto dai termini mul, che significa “radice”, e adhara, che significa “luogo”. Esso è situato alla base della colonna vertebrale.
- Svadhisthan è il chakra dell’acqua: il suo nome è composto dai termini swa, “proprio”, e adhistha, “dimora”. Esso è situato al di sotto dell’ombelico, che rappresenta, appunto, il centro della dimora del corpo.
- Manipura è il chakra del fuoco: il suo nome è composto dalle parole mani, che significa “gioiello”, e pura, che significa “città”. Si trova nel plesso solare, tra il diaframma e l’addome.
- Anahata è il chakra del cuore: il suo nome deriva dal termine anahata, che significa “suono infinito”. Si trova al centro del petto e ha una forte connessione con la respirazione.
- Visuddha è il chakra purificatore: il suo nome deriva dal termine shuddhi, che significa “purificazione”, rafforzato dal prefisso vi. Esso è collocato nella gola.
- Ajna e il chakra della luce o del terzo occhio ed è collocato al centro della fronte, appena sopra gli occhi, ed è legato fortemente al cervello e alla colonna vertebrale.
- Sahasrara è il chakra della corona: situato nella sommità del capo, è legato all’energia di tutto l’universo e permette la connessione con il divino.
Il sesto chakra viene chiamato terzo occhio anche perché è quello che ha come simbolo l’intuizione, la capacità di vedere oltre il concreto e oltre alla realtà. Inoltre, in questo chakra trovano un collegamento le dualità del corpo: per esempio, maschile e femminile, corpo e mente, buono e cattivo. La sua capacità di superare le divisioni e le dualità è proprio ciò che consente di raggiungere la vera realtà ed entrare in connessione con sé stessi.
Al di sopra di questo chakra, che ben rappresenta l’essenza di sé stessi e quindi l’anima, può solo esserci il settimo chakra, ovvero quello della connessione con l’universo intero e con il divino.
Proprio qui, dunque, troverebbe la sua sede l’anima, in corrispondenza della ghiandola pineale.