Sindrome del QT lungo e sport: che relazione hanno
La sindrome del QT lungo è una patologia cardiaca che colpisce su base genetica prevalentemente soggetti in età pediatrica.
Si tratta di una patologia non così rara, si calcola che ne soffra un bambino su 2000, ma spesso insidiosa da diagnosticare perché non dà sintomi specifici.
Talvolta, può succedere che indagini condotte a seguito di svenimenti non attribuibili ad altre cause permettano di diagnosticare la sindrome del QT lungo. Altre volte si può riscontrare una anomalia durante gli esami elettrocardiografici nelle visite sportive. In questi casi, tuttavia, la lettura del tracciato non è così semplice e il margine d’errore è piuttosto elevato.
Negli ultimi anni è stata data sempre maggiore importanza alla prevenzione, soprattutto per chi pratica attività sportiva. Non sono purtroppo così rari casi di morte improvvisa di adolescenti durante l’attività sportiva: alcuni di essi sono stati poi attribuiti a sindrome del QT lungo non diagnosticata in tempo, che è stata fatale alla prima manifestazione clinica.
Che cos’è la sindrome del QT lungo
Viene definita sindrome del QT lungo una patologia cardiaca a causa della quale l’intervallo tra le due onde (onda Q e onda T) dell’elettrocardiogramma si allunga in modo anomalo.
Ciò significa che il soggetto che ne soffre ha una irregolarità cardiaca: il lasso di tempo che intercorre tra il momento in cui il ventricolo si contrae (onda Q) e quello in cui termina la carica elettrica del battito (onda T) ha durata anomala. Pertanto. il cuore impiega più tempo del normale a rilassarsi.
Questa anomalia può provocare delle aritmie cardiache e delle tachicardie ventricolari, che possono portare a perdita di coscienza transitoria (sincope) oppure, nei casi più gravi, ad arresto cardiaco, se la tachicardia si trasforma in fibrillazione ventricolare.
Secondo i dati, la sindrome del QT lungo è la prima causa di morte improvvisa sotto i 20 anni, se con tale termine si indicano decessi per cause naturali di origine cardiaca che si realizzano entro 1 ora dalla perdita di coscienza improvvisa. Sarebbe anche responsabile di circa il 15% dei casi di morte in culla (SIDS).
Quali sono le cause della sindrome del QT lungo
La sindrome del QT lungo ha origine genetica. Quando si scopre la malattia in un membro di un nucleo famigliare non è raro che si riesca a risalire ad altri casi in famiglia: per esempio, svenimenti improvvisi, convulsioni o disturbi diagnosticati come provocati da epilessia.
Nel momento in cui un’anomalia nell’elettrocardiogramma fa sospettare la presenza di questa malattia, può venire prescritta una analisi genetica che permetta di identificare il gene che provoca la patologia.
Attualmente sono stati identificati 16 geni, i quali possono provocare varianti diverse di QT lungo. Per esempio, il gene KCNQ1 sarebbe responsabile del LQT1, il gene HERG del LQT2, e il gene SCN5A del LQT3, che è la variante della sindrome del QT lungo più rara. Il gene difettoso influisce negativamente sull’attività elettrica del cuore alterando la contrazione e il rilassamento delle fibre muscolari.
Oltre alla causa genetica del QT lungo, detta anche di tipo primario, ci possono essere delle cause secondarie. In questo caso, viene provocata da uno squilibrio elettrolitico, cioè da una errata proporzione tra i sali e i minerali presenti nell’organismo, o dall’assunzione di determinati farmaci. In particolare, potrebbe essere provocata da uso di alcuni antibiotici, antistaminici, antidepressivi, etc. In ogni caso, anche la sindrome da QT lungo secondaria provocata da farmaci avrebbe una maggiore probabilità di presentarsi in persone predisposte dalla nascita. In altri casi ancora può essere una conseguenza di altre patologie, come quelle che colpiscono le paratiroidi.
Si può fare sport quando si soffre della sindrome del QT lungo?
Poiché non sono così rari in cui l’esordio della malattia non diagnosticata si sia presentato durante l’attività fisica, spesso con conseguenze gravi, molti si chiedono se sia possibile fare sport quando si soffre di questa malattia.
A ciò si aggiunge il fatto che i principali fattori scatenanti sono gli stress sia emotivi sia fisici. Tuttavia, alcuni soggetti possono presentare crisi anche a seguito di rumori improvvisi, come la sveglia, mentre in altri casi ancora gli eventi si scatenano durante il sonno, come avviene durante la sindrome della morte in culla.
Sembrerebbe esserci una correlazione tra le cause che scatenano i disturbi cardiaci e il tipo di mutazione genetica.
In ogni caso, è senza dubbio vero che per questi soggetti lo stress fisico di una attività svolta a livello agonistico può essere molto pericoloso. Pertanto, una volta diagnosticata questa patologia, è molto frequente che i medici non consentano attività intensa e comunque non a livello agonistico.
Tuttavia, possono esserci situazioni diverse: molto dipenderà dalle condizioni specifiche del singolo, ma anche dalla causa che ha provocato la patologia.
Nelle sindromi provocate da squilibrio elettrolitico, da assunzione da farmaci o da altre malattie è possibile che la patologia si risolva completamente nel momento in cui la situazione che l’ha provocata muta. Per esempio, se vi sono patologie alle paratiroidi, nel momento in cui esse vengono risolte, può guarire anche la sindrome stessa.
In tal caso, non vi è motivo per cui non si possa riprendere a fare sport. È tuttavia indispensabile che sia il medico a consigliare l’attività più appropriata.