Sport e coronavirus, quali sono le attività sportive più a rischio contagio
La fase 2 è iniziata da pochi giorni e ancora non è ben chiaro che cosa accadrà nel prossimo futuro nel mondo dello sport.
Se oggi è di nuovo possibile riprendere ad uscire per andare a correre, pur con tutte le dovute misure di sicurezza, le sessioni di allenamento di sport individali vengono gradualmente riprese, sebbene a porte chiuse.
Il Coni, il Comitato Paraolimpico e il Politecnico di Torino hanno, a tal proposito, hanno presentato un rapporto, denominato “Lo sport riparte in sicurezza” all’interno del quale vengono individuate le categorie di sport più a rischio di contagio.
Lo studio, per quanto utile e interessante, ha sollevato alcune polemiche nel mondo dello sport, a causa dei risultati che ne sono emersi.
Il documento del Coni: gli sport di squadra tra i più rischiosi
Il report del Coni, trasmesso al Ministero delle Politiche Giovanili e dello Sport come strumento ufficiale per la preparazione delle disposizioni di legge, è costituito di diverse parti.
In oltre 400 pagine di documento, vengono fornite le indicazioni per ricominciare gli allenamenti e le gare dell’attività agonistica, nel dopo coronavirus, in relazione alle caratteristiche peculiari di ciascuna attività sportiva. Per ogni sport sono stati analizzati i fattori di rischio, quali la distanza da tenere, i dispositivi di protezione e l’utilizzo di tecnologie nella pratica sportiva. Inoltre, ogni fattore di rischio è stato messo in relazione alla circostanza specifica e al luogo in cui lo sport viene praticato: sito sportivo, sito di allenamento, sito di gara/eventi, evento/pubblico.
È stato, poi, attribuito un punteggio, compreso tra 0 e 4, che indica il livello di rischio: 0 inesistente, 1 scarso, 2 medio, 3 alto, 4 elevato.
Gli sport di squadra risulterebbero i più rischiosi, ma anche alcuni sport individuali dove il contatto è frequente: in particolare, fanno parte della categoria a rischio 4 pallavolo, calcio, basket, rugby, pugilato e squash.
I fattori di rischio contagio negli sport di squadra
Gli sport di squadra sono, dunque, al centro dell’attenzione per la loro alta possibilità di contagio, in quanto rientrano tutti nelle classi da 2 a 4. Il calcio e la pallavolo, per esempio, hanno un livello di rischio 3, mentre il basket ha un livello 4.
Lo studio del Coni ha sollevato numerose polemiche in quanto a molti professionisti è parso poco verosimile che sport come la pallavolo abbiano possibilità di contagio più elevata, o pari, rispetto a sport in cui vi è un maggiore e più frequente contatto fisico.
Tuttavia, i dati rilevati nel report non tengono in considerazione solo il contatto tra i giocatori, ma considerano diversi fattori che, nel caso di sport come la pallavolo, possono essere discriminanti e particolarmente penalizzanti:
- Il luogo dove si svolgono le gare e gli allenamenti: l’ambiente chiuso penalizza sia pallavolo che basket, rispetto a sport come il calcio che prevede gare all’aperto.
- Stretto contatto tra gli atleti: nel calcio e nel basket i contatti sono molto frequenti, ma anche nella pallavolo sono considerati a rischio certe situazioni come in fase di “muro”.
- La scarsa distanza dal pubblico: anche questo fattore incide in modo determinante, soprattutto in casi di sport come la pallavolo e il basket, a differenza del calcio dove, in genere, gli spettatori sono più lontani.
- La dimensione del campo e il numero degli spogliatoi a disposizione.
Il rischio di contagio negli sport individuali
La possibilità di contagio negli sport individuali varia sensibilmente da uno sport all’altro, considerando sia la possibilità di contatto fisico, sia le superfici su cui si pratica lo sport, sia le attrezzature che possono essere veicolo del virus.
Differenze significative ci sono anche tra allenamento e gara. In allenamento, generalmente, gli sport individuali non hanno rischio, tanto che il nuoto e la corsa, in questo frangente, vengono considerate a rischio 0, se praticate secondo le disposizioni in materia. Molto diversa si presenta invece la situazione nel caso di gare, dove la vicinanza tra gli atleti e il contatto fisico sono fattori discriminanti: queste due discipline, infatti, in gara salgono a un livello di rischio 3.
Per quanto riguarda le superfici su cui lo sport viene praticato, balza all’occhio la situazione del salto in lungo: praticando questa disciplina, infatti, si entra a contatto fisico con la sabbia, che non permette sanificazione e che facilmente si disperde nell’ambiente, pertanto il rischio viene considerato molto elevato.
Sono poi indicate particolari prescrizioni per quegli sport nei quali è necessario l’uso di attrezzature, come tiro con l’arco, schema e simili. In tal caso è raccomandato l’uso esclusivo delle proprie attrezzature e la sanificazione delle stesse prima e dopo ogni sessione di allenamento o di gara.
Nel tennis, invece, vanno utilizzati occhiali protettivi con la funzione di proteggere gli occhi dal contatto con le mani e viene prescritto anche l’uso di palline personalizzate.
Gli sport che invece risultano avere una bassa possibilità di contagio sono il golf, il ciclismo, l’equitazione e la ginnastica artistica. Nel ciclismo è comunque prevista una distanza minima di due metri, per eludere il rischio di contagio.
La ginnastica ritmica, invece, è considerata più rischiosa in quanto richiede coreografie di gruppo che si svolgono a distanza più ravvicinata.
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