Attività fisica e sistema immunitario: che relazioni hanno?
Tema molto attuale è quello che riguarda il rapporto tra sport e sistema immunitario. Che fare sport faccia bene alla salute è ormai risaputo. Le conseguenze positive esistono e sono state analizzate sia in rapporto alla prevenzione di molte malattie cardiovascolari sia in relazione al contrasto di patologie come diabete e obesità.
Anche dal punto di vista del benessere psicologico, oggi sono numerosi gli studi che dimostrano come un’attività fisica costante aiuti nella terapia delle depressioni e nei disturbi d’ansia, oltre al fatto che, più semplicemente, fare sport contribuisce a migliorare l’umore e l’autostima.
Numerosi studi sono stati condotti anche sulla relazione esistente tra attività fisica e sistema immunitario con risultati piuttosto interessanti.
Che cos’è e a cosa serve il sistema immunitario
Il sistema immunitario è un complesso meccanismo dell’organismo che ha la funzione di proteggere il corpo dall’aggressione degli agenti patogeni, quali virus, batteri, funghi o sostanze nocive.
Attraverso un sistema composto da organi centrali, come il timo e il midollo osseo, e periferici, come i linfonodi, le cellule linfoidi e la milza, ha la funzione di riconoscere gli agenti che possono attaccare l’organismo e mettere in atto una serie di difese per rispondere all’aggressione.
Esistono due tipi di risposte che il sistema immunitario attiva per difendere l’organismo. Si parla infatti di immunità innata, o aspecifica, quando si fa riferimento ai meccanismi di difesa che sono presenti nell’organismo fin dalla nascita e che costituiscono delle barriere naturali a protezione dai patogeni. Esse sono naturalmente presenti sulla pelle e sulle mucose e si attivano solo quando la barriera viene oltrepassata da un agente esterno considerato pericoloso.
Si parla invece di immunità specifica, o adattiva, quando l’organismo reagisce durante un’infezione e sviluppa le contromisure adatte a quello specifico attacco. È il principio su cui si basano, per esempio, le vaccinazioni che, stimolando il sistema immunitario, formano una protezione da determinate malattie.
Questo tipo di riconoscimento specifico avviene grazie all’azione dei linfociti che riconoscono l’antigene responsabile dell’attacco.
Come lo sport agisce sul sistema immunitario
Studi recenti si sono concentrati sul rapporto tra attività fisica e modificazioni del sistema immunitario.
Lo sport avrebbe, infatti, una funzione di stimolo sul sistema immunitario e ne produrrebbe dei cambiamenti. Pertanto, sembrerebbe possibile rafforzare il sistema immunitario con lo sport. Nel momento in cui l’attività svolta sia moderata, sembrerebbe avere una funzione protettiva soprattutto nei confronti delle infezioni del tratto respiratorio superiore.
Questo tipo di infezioni, come raffreddore, sinusiti, tonsilliti, sono molto frequenti, soprattutto nella stagione invernale e colpiscono più frequentemente i bambini, che hanno un apparato immunitario meno sviluppato. Tuttavia, possono colpire anche gli adulti, che si calcola si ammalino per queste infezioni mediamente da 2 a 4 volte all’anno.
Ogni individuo ha una personale risposta all’attacco dei virus che provocano queste infezioni e la risposta del sistema immunitario può essere influenzata da parecchi fattori che comprendono sia fattori genetici e legati all’età, sia fattori dovuti allo stile di vita, come stress, alimentazione, sedentarietà, etc. Anche lo svolgimento dell’attività sportive e le modalità di svolgimento sono fattori da tenere in considerazione.
In particolare, si registrerebbero delle differenze sostanziali sull’efficacia del sistema immunitario a seconda dell’intensità delle sessioni sportive: nel caso, infatti, di sedute di allenamento molte intense o di gare sportive molto impegnative, ci sarebbe il rischio di una diminuzione della funzionalità immunitaria.
Analizzando la concentrazione dei globuli bianchi nel sangue durante le sedute di allenamenti sportivi si riscontra un aumento di granulociti neutrofili e dei linfociti T e B.
Tuttavia, al termine dell’attività sportiva, soprattutto se si è trattato di attività intensa e di durata superiore all’ora, risulta una diminuzione dei linfociti fino a raggiungere una concentrazione inferiore rispetto a quella iniziale.
Oltre alla riduzione dei linfociti, dopo l’attività sportiva intensa ci sarebbe una fase di indebolimento del sistema immunitario in cui lo sportivo si troverebbe più esposto alle infezioni, soprattutto se l’attività è stata molto impegnativa. Sebbene non ci siano ancora evidenze scientifiche che spieghino le motivazioni per cui gli atleti in sovrallenamento possono essere più facilmente colpiti dalle infezioni, alcune ipotesi farebbero riferimento al fatto che un’intensa attività agonistica impegna l’organismo nell’attività di protezione e di recupero a livello muscolare, sottraendo possibilità di difesa del sistema immunitario.
La risposta delle difese organiche durante l’attività fisica
La risposta del sistema immunitario durante l’attività fisica pare dunque diversa a seconda dell’intensità con cui gli allenamenti vengono svolti.
Uno studio pubblicato nel 2011 sul British Journal of Sport Medicine dimostrerebbe che una costante attività fisica moderata ridurrebbe sensibilmente le infezioni del tratto respiratorio superiore. Lo studio è stato condotto su mille adulti monitorati per 12 settimane durante le stagioni fredde: ne è risultato che il numero di giorni con infezioni del tratto respiratorio è sensibilmente minore (circa -43%) in persone che svolgono almeno 5 volte alla settimana attività fisica, rispetto alle persone più sedentarie.
Le influenze dell’attività agonistica intensa sul sistema immunitario
Al contrario, l’attività agonistica molto intensa o le gare impegnative come la maratona, avrebbero l’effetto contrario.
Lo dimostrerebbero i dati rilevati durante i Campionati mondiali di atletica leggera del 2011 in Corea del Sud, secondo i quali su 1851 atleti vennero riscontrati 126 casi di malattia, di cui circa il 40% hanno interessato l’apparato respiratorio. Altre ricerche condotte su sportivi dimostrerebbero che circa il 7% degli atleti dopo intensi eventi sportivi subisce attacchi infiammatori di questo genere.
Nel lasso di tempo che va dalle 3 alle 72 ore dopo la performance sportiva ci sarebbero i rischi maggiori, ma potrebbero anche verificarsi situazioni patologiche o infiammatorie per diversi giorni successivi all’attività. Questa fase viene chiamata “open window” e corrisponderebbe al lasso di tempo in cui il soggetto viene a trovarsi meno coperto dal sistema immunitario e più a rischio di infezione.
È quindi molto importante che gli atleti in questo lasso di tempo abbiano cura di esporsi il meno possibile alle infezioni, di sospendere gli allenamenti in caso di episodi febbrili o quando si avverte eccessiva stanchezza.
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