Il cibo “nudo”: storia di un grande successo
Un nuovo modo di pensare la vendita di prodotti freschi, il tutto unito a quella che è a tutti gli effetti una presa di coscienza verso il rispetto dell’ambiente.
Il nome originale è Food in the nude (cibo al nudo) e l’idea viene dalla Nuova Zelanda. È la storia di un vero e proprio successo commerciale, che ha portato una delle più grandi catene commerciali neozelandesi ad ottenere un profitto elevato, qualcosa che neanche gli ideatori di questa nuova tendenza avrebbero potuto immaginare. Si tratta di un nuovo modo di pensare la vendita di prodotti freschi, il tutto unito a quella che è a tutti gli effetti una presa di coscienza verso il rispetto dell’ambiente.
Sebbene in altri Paesi stiano cercando di adeguarsi ad un nuovo modello di consumo, il processo di cambiamento è ancora lento e segnato da fasi intermedie che bloccano un vero e proprio radicale cambio di rotta.
Food in the nude accresce le vendite
Le vendite attraverso questo nuovo concetto hanno dato risultati inaspettati, che possono essere applicati in altre zone del mondo senza per questo andare ad impattare sull’efficienza generale dei negozi. Anzi, stando ai dati del successo ottenuto sembra che rappresentino una performante ottimizzazione. Da quando in Nuova Zelanda la catena New World ha lanciato l’etichetta Food in the nude, procedendo con la messa in vendita di cibo non più avvolto da qualsivoglia genere di plastica, ha visto crescere le vendite del 300 per cento.
Dunque, oltre ad aver realizzato qualcosa che con il passare del tempo ridurrà drasticamente l’impatto ambientale dei propri clienti, pare che questa possa essere considerata anche un’abile mossa strategica per affrontare la crisi del commercio che ha visto una grossa contrazione delle vendite. Vedremo quanti altri centri commerciali nel mondo cercheranno di ispirarsi a questa nuova concezione della vendita dei prodotti alimentari, cercando di raggiungere delle migliorie che si avvicinino il più possibile a quanto ha fatto da New World in Nuova Zelanda.
I supermercati negli USA
Dopo questa grande novità proveniente dalla Nuova Zelanda, il mondo osserva e cerca man mano di trovare una linea simile, come accaduto negli USA. A fare questo passo è stato WalMart, il gigante statunitense che vende ogni genere di prodotto. Come si è mosso sui generi alimentari freschi? La loro scelta non è stata quella di eliminare totalmente gli imballaggi, ma di puntare su quelli riciclati.
Così facendo, hanno scelto di abbracciare quello che adesso è conosciuto con il termine di economia circolare. Inoltre, da diverso tempo WalMart ha deciso di bandire dal centro commerciale i sacchetti di plastica tradizionali, fornendo la merce in un sacchetto idoneo al rispetto della natura qualora venga richiesto dalla clientela. Infine, si rivolgono ai consumatori invitandoli a riciclare il più possibile il materiale fornito.
Gli Usa quindi, si fanno dunque pionieri oltre oceano di una nuova moda che si rifà in parte a quanto si è visto in Nuova Zelanda. Sebbene non sia propriamente l’esempio altamente virtuoso del Food in the nude, quello americano rappresenta comunque un passaggio intermedio che accompagnerà il colosso statunitense verso quello che è l’obiettivo di eliminare del tutto gli imballaggi.
I supermercati in Italia
In Italia siamo decisamente più indietro, le grandi catene sono purtroppo ancora legate a vecchi concetti di vendita, cercando però nuove soluzioni che spingano le vendite in evidente stato di recessione. In Italia vi sono molti supermercati che vendono alcuni prodotti al fresco, ma insieme ad essi continuano a coesistere molte verdure all’interno di robuste scatole di plastica o involucri di vario tipo, come quelle che sono già lavate e pronte al consumo.
La differenza tra quanto ha fatto New World, e quello che accade in Italia, è davvero evidente. Se nel nostro Paese l’introduzione dei sacchetti a polimeri organici è stata un’imposizione (tra le altre cose presa molto male dalla clientela), da New World non si troveranno proprio, in quanto sono stati del tutto eliminati. Qui sono state consegnate alla clientela (gratuitamente) due milioni di borse riutilizzabili, e inoltre ai clienti vengono forniti sacchetti di corda.
Non solo non li fanno pagare, ma per incentivare l’uso degli stessi la catena neozelandese offre 5 centesimi di sconto per ogni sacchetto a chi li utilizza le volte successive. Il risultato è stato la riduzione del consumo della plastica del 20 percento rispetto a prima di lanciare la linea Food in the nude. Da New World fanno anche una cosa in più, ma che purtroppo nel nostro Paese non è possibile a causa delle leggi che non lo permettono, ovvero portare da casa i propri contenitori ove collocare la carne, il pesce e il formaggio.
Conclusioni
Sebbene il processo per arrivare a quello che hanno fatto in Nuova Zelanda possa apparire lungo, non è detto che ad oggi non si possa cominciare a fare comunque qualcosa di simile anche in Italia. Se alcune catene della grande distribuzione cominciassero ad adeguarsi a questa corrente di pensiero, vedendo il successo che essa può portare sia a livello di vendite, che a livello d’impatto ambientale, potrebbe diventare una scelta che giova a tutti: meno plastica per l’ambiente e un aumento del giro d’affari per gli imprenditori del settore che potrebbero investire di più in Italia aumentando i posti di lavoro.